Paradosso Brescia: vale da A, rende da C

La Leonessa
La Leonessa
La Leonessa
La Leonessa

La distanza dalla teoria alla pratica non è mai stata così evidente. Meglio di tutti la conoscono i tifosi del Brescia, che in estate ascoltavano parole di speranza, promesse a petto in fuori: «Siamo scesi ma risaliamo subito, non ci sono altri obiettivi», il succo del pensiero presidenziale. Quelle di Massimo Cellino non erano parole a vanvera: dopo la retrocessione (rovinosa) la rosa era ancora da Serie A, visto che era partito il solo Tonali (cessione annunciata da tempo). Nessuna sorpresa, tutti i big al loro posto. La teoria parlava di un Brescia da A, come attestano i dati di Transfermarkt (ufficiosa borsa valori del calcio). I risultati però oggi fanno temere la C. Un doppio salto all’indietro che sarebbe paradossale, perché la rosa che non aveva rivali rimane potenzialmente da promozione anche dopo le cessioni di Sabelli e Torregrossa. Solo il Monza ha un parco giocatori più pregiato. Eppure dal secondo posto virtuale al sedicesimo reale la differenza è spaventosa: quintultimo posto significa playout, dentro o fuori, B o C. L’ultimo spareggio per non scivolare in terza serie risale al 1989. Doveva ancora cadere il Muro di Berlino. Si vinse ai rigori contro l’Empoli, dopo aver sofferto le pene dell’inferno. Ricordi indelebili che nessuno ha voglia di rivivere.

Suggerimenti