Per la chiesa di Adro nei secoli dei secoli

E tutti si diedero a far andar le mani, gambe e mattoni in spalla nell’intenso stridor di carriole, per anni e generazioni sfacchinando, dimentichi di compensi e guiderdoni, digiuni d’ogni requie eppur contenti d’aver fatto il dover proprio davanti a Dio e agl’uomini. Et deinde furon nomati, per saecula saeculorum, «chèi che laùra per la césa de Ader», onusti di terrena gloria e di divina grazia circonfusi, sicut in caelo et in terra. Così le cronache del tempo (improvvisate qui seduta stante, ma fa niente) cantano le gesta degli adrensi che tutto a gratis (et amore Dei) secoli fa costruirono al tempo la parrocchiale del paese. Da allora paradigma, nel detto popolare, di quelli che, appunto, lavorano gratis. Oggi li chiamerebbero «stagisti», una volta si chiamavano «chèi de Ader». Un impegno proverbiale che si rinnova, perché nella parrocchia di Franciacorta c’è adesso un’altra chiesa da restaurare, d’urgenza prima che comincino a cascarne tòcchi, e gli adrensi d’oggi han già formato un comitato volontario per racimolare fondi, organizzare, fare, aiutare, tutto gratis secondo la locale tradizione. Ammiriamoli, e giù il cappello, perché la loro gratuita fatica non svilisce il lavoro ma santifica la buona volontà. Tutto il resto invece, nel resto del mondo fuori Adro, è «stage».

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