Processioni e cortei predicano nel deserto

C’è chi alza lo sguardo al cielo pregando perché arrivi la pioggia e c’è chi abbassa gli occhi per scrutare gli scarichi fognari che sporcano il serbatoio idrico del Garda. Non è questione di sacro e profano, ma di siccità e sopravvivenza. A Salò la processione dei fedeli invoca nuvole e temporali, a Desenzano gli ambientalisti sfilano per denunciare il caos depurazione sul Benaco e gli acquedotti colabrodo della provincia. I due cortei sono figli di una convergenza parallela per usare le parole dei politici della prima repubblica, o meglio di un circolo vizioso. La siccità è figlia dei cambiamenti climatici pronipoti a loro volta dell’inquinamento e dei ritardi nell’adeguamento agli standard europei del ciclo idrico, ma anche di un agricoltura poco sostenibile. Un rapporto incestuoso che fino ad oggi le istituzioni hanno ignorato. Ora con la gola arsa dalla sete tutti pontificano, spesso senza cognizione di causa, perchè l’allarme sull’uso e abuso dell’acqua diventata fonte di guerra nel mondo e di grandi guadagni delle multinazionali è stato lanciato in tempi non sospetti dal Papa. Forse varrebbe il caso che anche gli ambientalisti cominciassero a pregare. Perché per cambiare l’inerzia di un sistema assuefatto alla mediocrità servirebbe un miracolo.

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