Silenzio elettorale? «Oscuriamo» i social

La Leonessa
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È la dura legge del post. Hai voglia di escogitare concetti profondi e argomenti convincenti, basta una parola ambigua, un apostrofo dimenticato, un errore di sintassi e i social, croce e delizia della comunicazione, non ti perdonano. Scatta lo screenshot e la gaffe diventa virale, mettendo alla gogna l'autore nei secoli dei secoli. Figuriamo cosa può succedere sui web durante una campagna elettorale rovente come quella di Bagnolo. Una candidata annuncia che porterà a termine il Palasport e viene subissata di pernacchie e sberleffi metaforici perchè la struttura è stata appena inaugurata. Il sindaco uscente viene bannato da alcuni gruppi di Fb in una sorta di dittatura social. Si disserta per una giornata sull'autenticità di una foto di carcasse di topi in paese. Ermelina Ravelli scrive che la Casa di riposo è un «ghetto». Termine scivoloso, ma conoscendo il suo retroterra culturale, la buonafede è fuori da ogni dubbio. Ma tant'è, è finita nel mirino del web e di alcuni rivali. Alla fine Ermelina Ravelli ha deciso di varare il manifesto del silenzio. Silenzio che forse dovrebbe essere imposto sui social per l'intera campagna elettorale. Perchè contro ogni luogo comune, non sono i ragazzi ad usare in modo improprio la rete, quanto le persone in teoria più «mature» di loro.

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