Turismo, cantieri e i misteri della fede

I profeti furono quelli dell’Anas, asfaltatori per sacerdozio e religiosa disciplina: consacrati alla venerabile missione del negro bitume, ai mistici dell’Anas non importa che cosa succede là fuori, solo il supremo cantiere per loro conta. Incuranti delle cose mondane, reiterarono per anni il rituale, o sacramento, dell’asfaltatura sulla Statale Gardesana fra luglio agosto, piallando la strada delle vacanze in piena stagione turistica al superiore scopo di suscitare invocazioni al Signore e a tutti i Santi da parte di coloro che di turismo ci campano, o vorrebbero campare, cantieri stradali permettendo. Ebbene hanno fatto proseliti: nuovi adepti convertiti al Credo della celeste betoniera estiva. Lo si vede a Marone, dove il lungolago a giugno è ancora sottosopra in attesa di un segnale divino; a Desenzano dove la spiaggia appena ristrutturata ha riaperto ai bagni battesimali solo a fine maggio; e adesso a Sale Marasino, ancora sul lago d’Iseo, dove a metà giugno partiranno i lavori di riqualificazione per vie e piazze, con la finalità dichiarata della «valorizzazione turistica» (con i cantieri aperti da metà giugno e per i sei mesi a venire?). Ma è una fede. Una religione. Per loro il turismo è cosa mondana. Ma il regno perfettamente asfaltato al quale aspirano non è di questo mondo.

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