Votare come prendere la macchina del tempo

Un bel tuffo nel passato, di quelli che ti stropicci gli occhi e alla maniera di un Bianco Rosso e Verdone esclami «Ma che, davèro?». Neanche in Ritorno al Futuro era descritto così bene: la sensazione - rassicurante, surreale - di ritrovarsi nel mondo che fu, quando Internet non era nemmeno una parola e ci si telefonava a gettoni, si scrivevano lettere e il massimo della tecnologia era sentir gracchiare un fax. Goodbye Lenin all’italiana, il voto andato in scena ieri, come sempre: con le cabine nelle aule che assomigliano al sipario d’un teatrino di marionette, con le matite mai abbastanza appuntite, le bustine di carta da piegare ben bene e i banchi di scuola così vecchi che d’istinto ti verrebbe da cercare il temperino che hai perso alle medie (quando ancora si chiamavano medie). In Italia si vota così, nel 2022. Pare l’esperienza immersiva in un documentario. Come se non fossimo tutti armati di smartphone e l’era digitale fosse una puntata di Galaxy Express, non quotidianità. Non c’è da stupirsi: nei primi 2000 l’esame per diventare giornalisti professionisti si faceva ancora con la macchina da scrivere. A qualcuno piace vintage, qui. Ma a questo punto, già che ci siamo, i gessetti colorati no?

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