Affascinante, evocativo, magico Macbeth strega il Teatro Grande

di Luigi Fertonani

C’è tanta e famosa musica nel Macbeth verdiano andato in scena ieri sera al Teatro Grande con la direzione orchestrale di Gianluigi Gelmetti e la regìa di Elena Barbalich, un ritorno a Brescia dopo ben dodici anni d’assenza. Ed è tutta musica d’alto impegno, distribuita da Verdi nei suoi numerosi personaggi in scena e questo spiega perché Macbeth, con l’impegno vocale e strumentale che comporta, non sia un titolo proposto così facilmente. L’allestimento arrivato a Brescia, ripreso da quello del Teatro São Carlos di Lisbona, ha il pregio delle grandi suggestioni: la scena creata da Tommaso Lagattolla mette al centro un enorme specchio il cui significato cambia a seconda delle situazioni del dramma ed evoca ad esempio prima il calderone in cui le streghe preparano i loro intrugli diventando di volta in volta il tavolo del banchetto in cui comparirà l’ombra di Banco, o il lago nel quale il piccolo Fleanzio vede avvicinarsi i sicari di Macbeth e ancora rappresenta un grande occhio che spia la coscienza in rovina dell’usurpatore. E intorno grandi e leggerissimi sipari, che sanno di vaporoso e che contrastano con le atmosfere che possono diventare in un attimo ferine e sanguinose. Giuseppe Ruggiero ha fatto un piccolo capolavoro con le sue luci in tutti e quattro gli atti, dando loro una valenza evocativa estremamente efficace, ad esempio nelle scene del vaticinio delle streghe, scene particolarmente affascinanti grazie alle masse ottimamente gestite dalla regìa di Elena Barbalich. Dal punto di vista musicale lodiamo anzitutto la pacata direzione dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali da parte di Gianluigi Gelmetti: una guida tesa non solo al rispetto della partitura verdiano, evitando effetti eccessivi che pur sarebbero così facili e favorendo le prove dei cantanti e del coro: un’intesa che ha dati i suoi frutti nel sorreggere le prove dell’ottimo Angelo Veccia nel ruolo dell’usurpatore, con una punta d’eccellenza nell’aria «Pietà, rispetto, amore», ma che ha retto tutta la sua lunga prova in modo molto apprezzato dal pubblico. Accanto a lui l’aggressiva Silvia Dalla Benetta, all’esordio come Lady Macbeth: molto bene nella sua Cavatina «Vieni! T’affretta» e soprattutto nella scena del banchetto, un’ammirevole prova di agilità vocale; bene anche la scena del sonnambulismo e una prova anche teatralmente molto convincente. MACBETH, lo si diceva, è pieno di grande musica: non possiamo omettere altre prove molto buone come quella del basso Alexey Birkus come Banco in «Come dal ciel precipita», e quella di Giuseppe Distefano in «Ah, la paterna mano» come Macduff, fino al brillante Malcolm di Alessandro Fantoni e alla Dama di Lady Macbeth interpretata dal mezzosoprano polacco Katarzyna Medlarska. Spettacolo molto bello, pubblico soddisfatto e applausi per tutti gli interpreti e per l’ottimo coro; si replica domani alle 15.30 per il turno B. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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