Benvegnù torna in Latteria: «Felice di ripartire da casa»

di Claudio Andrizzi
Paolo Benvegnù riparte dal palco di casa: domani sera alla Latteria Molloy il primo concerto in presenza
Paolo Benvegnù riparte dal palco di casa: domani sera alla Latteria Molloy il primo concerto in presenza
Paolo Benvegnù riparte dal palco di casa: domani sera alla Latteria Molloy il primo concerto in presenza
Paolo Benvegnù riparte dal palco di casa: domani sera alla Latteria Molloy il primo concerto in presenza

Paolo Benvegnù ricomincia dalla Latteria Molloy: domani sera il primo concerto in presenza dalla scorsa estate per l’ex frontman degli Scisma, di nuovo «a casa» dopo un lungo periodo di assenza (inizio alle 20, biglietti mailticket.it). «Purtroppo dovrò ripartire senza nemmeno riuscire a vedere il Garda, e per me venire a Brescia senza andare al lago, dove è cominciata la mia carriera, è come andare a Roma senza vedere il Papa – racconta Benvegnù dalla sua casa di Perugia, dove vive ormai da qualche tempo -. Tornare in questi luoghi riapre sempre squarci di vita ed educazione sentimentale cui sono molto legato». Quali le emozioni per questa ripartenza live? Sono contento e curioso di capire che effetto farà tornare a suonare davanti al pubblico; per me che sono un apolide della musica, stare sempre fermo nello stesso luogo così a lungo è stato emotivamente complesso, ma era il minimo che potesse capitare in una situazione del genere. In fondo in confronto a quel che successo a tanta gente, il mio stop non è stato nulla. Com’è stato il suo lungo lockdown? Ho colto l’occasione per concentrarmi sul pensiero, sullo studio, anche se sono uno studioso ben misero cerco sempre di ampliare i miei orizzonti; mi sono dedicato alla famiglia, ho cercato di imparare a suonare visto che sarebbe anche ora... No, non ho sofferto di disattenzione personale o da parte delle istituzioni. Tenendo sempre presente che per quanto durissima, questa prova non è certo paragonabile a quel che hanno passato le generazioni precedenti. Vero, andare a suonare implica sempre il fascino del viaggio: ma in fondo l’isolamento è nella mia indole di uomo del Novecento poco appariscente, felice di passare inosservato e di vivere per coltivare la bellezza. Come sarà il live bresciano? L’idea sarebbe quella di un excursus ventennale, un po’ di vecchi pezzi con nuove prospettive suonati insieme a Gabriele Berioli alla chitarra e Luca Baldini al basso: piano piano tenderemo un filo rosso di intenzione sulle intuizioni che abbiamo avuto insieme in questo periodo e che sono sempre riuscito fortunatamente a condividere con persone che hanno suonato con me e mi hanno aiutato a fare tutto garantendomi sostegno. Vorremmo riuscire a immergerci in un’oretta e mezza in canzoni che per noi sono state importanti: ma con gentilezza, in punta di piedi. In un contesto in cui tutti urlano, chi sussurra cerca di far star meglio gli altri. Progetti per un prossimo disco? Ho già il titolo: si chiamerà «TranceMiserabilia», un termine che mi sono inventato per sintetizzare l’idea che in fondo tutto quello che appare sfavillante a me sembra misero in quanto non contempla desiderio o bellezza ma solo denaro. Siamo quindi miserabili perché pensiamo davvero che la nostra miseria sia stupenda e questo induce una specie di trance che vorrei riuscire a raccontare. L’idea è di far uscire l’album l’anno prossimo, prendendoci però il tempo per fare le cose per bene: il precedente era nato un po’ troppo di fretta, questo vorrei riuscire a sgocciolarlo con i miei compagni, con la calma e la serenità per scegliere le cose con gusto e delicatezza.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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