al vittoriale

Bergonzoni, fiumi di parole vista lago

Alessandro Bergonzoni: «Trascendi e sali» è stato il suo 15° debutto
Alessandro Bergonzoni: «Trascendi e sali» è stato il suo 15° debutto
Alessandro Bergonzoni: «Trascendi e sali» è stato il suo 15° debutto
Alessandro Bergonzoni: «Trascendi e sali» è stato il suo 15° debutto

Dalla sua penso-struttura, Alessandro Bergonzoni scende sul palco vista lago del Vittoriale e travolge gli spettatori bresciani con la marea di parole dello spettacolo «Trascendi e sali». Tra giochi di favelle, scivolamenti spesso linguistici e a volte metaforici, giravolte di significato e allusioni impossibili, il comico bolognese ha consegnato alla rassegna GardaLo! uno spettacolo fatto di una comicità che guarda all’attualità, con un paio di sferzate politicamente scorrette ben assestate, e in generale un ritmo forsennato che costringe lo spettatore a tenere le mani ben salde sulle sbarre di questo ottovolante comico che sfora i novanta minuti. «Trascendi e sali» non ha un vero e proprio filo conduttore; anzi, non c’è alcun nesso tra i cunicoli del labirinto di frasi scritte da Bergonzoni e recitate in solitaria sul palco di Gardone Riviera; l’eccesso ricercato di parole farebbe forse riflettere sul come, spesso, usiamo noi in modo spropositato queste stesse parole, senza dosarle e dare loro il giusto peso.

A questo aspetto, Alessandro Bergonzoni ha consacrato la propria vita, facendo ricorso a una «chirurgia etica per rifarsi il senno», per chiedere alle diverse religioni di sposarsi e di «scambiarsi le fedi», inno forse ateistico alla pace in terra senza rivolgersi a un giudice celeste che metta a posto le cose. L’uomo è responsabile di sé e della sua terra. Per questo il comico fa riferimenti anche sull’inquinamento, ma senza cadere per forza nello scatolone del socio-politico a tutti i costi; Bergonzoni sta bene lì, nella sua comfort-zone fatta di giochi di parole che sono il suo pane quotidiano, e che sicuramente gli fanno compagnia anche a tavola con la famiglia, o mentre «osservo un minuto di silenzio, e lo trovo bellissimo».

Da cabarettista consumato, giunto al quindicesimo debutto teatrale, Bergonzoni ha l’incedere comico e un po’ benignano di chi sembra camminare senza una meta mentre, in verità, sa benissimo dove vuole andare a parare; e non sempre la direzione è quella amichevole e confortevole della risata facile, insensata, senza un secondo fine; non se parliamo di «un glabro che ha ucciso un barbone per un pelo», o di donne uccise; o se in fondo «siamo tutti Cucchi o Regeni», ovvero vittime di un sistema che spesso nasconde la polvere sotto il tappeto. Non che Bergonzoni sia un comico di denuncia. Ma una spolveratina qua e là, nel fiume di parole che scorre al Vittoriale, ogni tanto la dà.•. V.Spi.

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