BUM BUM IRENE ENERGIA BLUES

di Vincenzo Spinoso
Abbraccia il pubblico facendolo cantare con classici epocali e tornando alle radici del blues: Irene Grandi ieri sul palco SERVIZIO ONLY CREW / Pierangelo OrizioSul prato per il concerto di Irene Grandi nel Parco del Garza ONLY CREWLuci calde e un’indiscutibile energia nel concerto di Irene Grandi ONLY CREWLa band: Max Frignani, Piero Spitilli, Fabrizio Morganti e Pippo Guarnera
Abbraccia il pubblico facendolo cantare con classici epocali e tornando alle radici del blues: Irene Grandi ieri sul palco SERVIZIO ONLY CREW / Pierangelo OrizioSul prato per il concerto di Irene Grandi nel Parco del Garza ONLY CREWLuci calde e un’indiscutibile energia nel concerto di Irene Grandi ONLY CREWLa band: Max Frignani, Piero Spitilli, Fabrizio Morganti e Pippo Guarnera
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Abbraccia il pubblico facendolo cantare con classici epocali e tornando alle radici del blues: Irene Grandi ieri sul palco SERVIZIO ONLY CREW / Pierangelo OrizioSul prato per il concerto di Irene Grandi nel Parco del Garza ONLY CREWLuci calde e un’indiscutibile energia nel concerto di Irene Grandi ONLY CREWLa band: Max Frignani, Piero Spitilli, Fabrizio Morganti e Pippo Guarnera

Irene Grandi vestita di blues è una scossa di energia positiva, di quelle che sanno scuotere e accarezzare al tempo stesso. «Io in blues», il tour che la cantante toscana ha portato ieri sera a River Blues Park, nel Parco del Garza di Nave, è un viaggio musicale nel tempo di miti che furono e che, a tutt’oggi, sono le spalle sulle quali posano i generi nobili. Conosciuta principalmente per successi di musica leggera, con questo concerto Irene Grandi svela chi fu il suo primo grande amore, i Blues Brothers, e tutto quel filone a cui sono ispirati i riarrangiamenti di «La tua ragazza sempre», «Bruci la città», e altri successi della cantante. Il live di quasi 2 ore, anticipato dal gustoso rock di Cek Franceschetti and The Stompers, è principalmente un omaggio alla storia del rythm&blues e del soul, generi nei quali Irene si muove splendidamente dal punto di vista vocale e interpretativo: «Why can’t we live together» nella versione elegante di Sade e «Something’s got a hold on me» del mito Etta James sono le chicche iniziali, prima di immergersi ulteriormente nell’atmosfera della serata con «Little red rooster». Abdicare ai propri successi, almeno per gran parte del concerto, ha una motivazione, se alla base c’è su una ricerca musicale fatta con coraggio e criterio: il coraggio che Irene ha di «sfidare» Mina su «E poi», o di omaggiare Pino Daniele con «Quanno chiove», e Lucio Battisti con «Il tempo di morire», prima di tornare alla sfera personale con una versione tutta nuova di «La tua ragazza sempre», scritta per lei nientemeno che da Vasco Rossi per il Festival di Sanremo del 2000, e classificatasi seconda. Irene e la sua band, composta da Max Frignani alla chitarra, Piero Spitilli al basso, Fabrizio Morganti alla batteria e Pippo Guarnera all’organo Hammond, sono un corpo unico, capace di perdersi nei cromatismi blues, per poi ritrovarsi sulla strada maestra, come può essere quella di «Roadhouse blues» dei Doors che viene accorpata a «Prima di partire per un lungo viaggio», in un continuum reso interessante dal piglio da rocker consumata della cantante. In questo «concerto di formazione», come lo chiama la stessa Irene, che canta «folgorata come John Belushi che vede la Madonna», si dovrebbe ballare sotto qualche luce stroboscopica, ancheggiare sui passaggi rock and roll; mentre, timidamente, i più audaci abbandonano il prato per avvicinarsi al palco, la scaletta abbandona la storia e vira verso i singoli con i quali la cantante si è fatta conoscere al pubblico, sempre rimodulati con la veste vintage che ha ammantato la serata bresciana. «Bruci la città», «Finalmente io» e «Bum bum» accompagnano il pubblico verso il finale dal dolce sapore con il quale Irene Grandi e la sua band si congedano, ovvero «Lasciala andare».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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