Bunkervik, «la bellezza ancora intorno»

di Anna Castoldi
I contributi video sono stati registrati nel Bunker di via Odorici
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«Pensa a tutta la bellezza ancora intorno e sii felice»: pensare che Anna Frank, prima di morire nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, abbia concepito queste parole fa correre un brivido lungo la schiena. Lo stesso che hanno provato, un po’ per il freddo un po’ per l’emozione, gli attori e gli amici di Somebody Teatro, quando due giorni fa hanno letto testi e poesie sull’Olocausto nel Bunker di via Odorici. In questo ex-rifugio antiaereo, oggi spazio culturale ribattezzato «Bunkervik, il rifugio delle idee», il teatro ha preso vita dialogando con la memoria: è l’azione collettiva «La bellezza ancora intorno», ideata da Somebody e visibile domani su Facebook. BASTA ISCRIVERSI al gruppo «Magic Box, ascolta ti sento» e collegarsi alla pagina dalle 9 a mezzanotte: verranno trasmessi trentotto brani scelti e letti dai membri della compagnia Somebody Teatro, affiancati da artisti, cittadini e appassionati. Da Rosa Luxemburg a Eli Wiesel, da Joyce Lussu a Primo Levi, passando per molti e molte altre: un coro di voci per non dimenticare. «È stata un’iniziativa estemporanea e artigianale - confida Beatrice Faedi, fondatrice di Somebody Teatro e di Magic Box - l’idea ci è venuta giovedì scorso: l’abbiamo messa in atto senza pensarci troppo. Gli ascoltatori noteranno voci alte per l’emozione o con altre particolarità che non abbiamo aggiustato: visto il poco tempo a disposizione, e la bassa temperatura nel Bunker, “buona la prima” è stata la parola d’ordine». PIÙ DI CINQUANTA persone hanno partecipato, entrando una alla volta in questo «luogo intenso ed evocativo nella sua semplicità. La bellezza ancora intorno: frase che subito ci rimanda all’oggi e al tempo che stiamo vivendo, frase che forse Anna scriveva per farsi forza, per non rinunciare a nessun piccolo attimo di luce e magari per non regalare il sentirsi sconfitta alla volontà di violenza dalla quale era circondata senza scampo». Una bellezza che si può ancora ritrovare nel teatro, anche se è un teatro un po’ diverso: «Queste occasioni per noi sono importanti: qui il nostro progetto di teatro sociale e comunità, legato alla partecipazione, trova la propria vocazione». In attesa di tornare a quella dimensione collettiva e inclusiva che da troppo tempo è negata a chi sta sul palco e a chi al palco si trova di fronte. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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