IL FILM

«Oasis», lo scandalo del diverso: una pellicola che fa malissimo

Vent’anni dopo il Leone d’Argento vinto a Venezia nel 2002 il coraggioso film di Lee Chang-dong torna in circolazione grazie a Mubi
Oasis
Lee Chang-dong, 2002
Oasis Lee Chang-dong, 2002
Oasis
Lee Chang-dong, 2002
Oasis Lee Chang-dong, 2002

Esistono ancora film difficili da guardare? Esiste ancora qualcosa di scandaloso, di veramente trasgressivo? Probabilmente no. Ma rivedere «Oasis» di Lee Chang-dong vent’anni dopo il Leone d’Argento vinto a Venezia nel 2002, con il Premio Marcello Mastroianni doverosamente assegnato alla protagonista Moon So-ri, invita a riflettere su come e quanto certo cinema sia sempre in grado di fare male.

Ci vogliono comunque un coraggio non indifferente e un rigore da asceta per mettere su pellicola una storia d’amore come quella - tutt’altro che platonica - tra il problematico Hong Jong-du, ragazzo con più di una fragilità e di una difficoltà relazionale, e la disabile Han Gong-ju, abbandonata e sfruttata dalla famiglia, costretta a vivere da sola in un fetido appartamento.

Tra i due qualcosa di molto simile a un rapporto tra fratello e sorella, una commovente solidarietà che agli occhi del mondo che li circonda non può essere tollerata. Il regista non ci risparmia niente, facendo leva sul disagio di chi guarda e sulla bravura dei suoi attori. Un film potente e poetico, che torna in circolazione grazie a Mubi. Lu.Ca.

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