«Con BresciaSound celebriamo la nostra musica indipendente»

di Gianpaolo Laffranchi
Umberto Angelini: sovrintendente del Teatro Grande AGENZIA FOTOLIVEAlberto Belgesto:  direttore artistico, organizzatore di eventi ROBERTO CAVALLI
Umberto Angelini: sovrintendente del Teatro Grande AGENZIA FOTOLIVEAlberto Belgesto: direttore artistico, organizzatore di eventi ROBERTO CAVALLI
Umberto Angelini: sovrintendente del Teatro Grande AGENZIA FOTOLIVEAlberto Belgesto:  direttore artistico, organizzatore di eventi ROBERTO CAVALLI
Umberto Angelini: sovrintendente del Teatro Grande AGENZIA FOTOLIVEAlberto Belgesto: direttore artistico, organizzatore di eventi ROBERTO CAVALLI

In fondo il trucco è lì da vedere, già nella targa. BS: BresciaSound. Brescia e il Suono come una cosa sola. Il marchio di fabbrica per una scena musicale alternativa (ma è esistita, esiste? La risposta è un doppio sì) sopravvissuta a di-tutto-e-di-più: le diffidenze delle etichette major e l’ostracismo delle menti meno aperte fra gli addetti alla cultura («mandiamoli in pensione» cantava Battiato, spesso a ragione), la crisi discografica e infine la pandemia. In nome di questa scena, domenica dalle 19 un evento inedito porterà alcune delle realtà indipendenti bresciane più interessanti sul palco del Teatro Grande, che ha promosso il progetto in collaborazione con Latteria Molloy e Alberto Belgesto. Dalle 19 si esibiranno Superdownhome, Slick Steve & the Gangsters, Voodoo Kid, KICK, Viadellironia e Listrea. Rock e dintorni in un contesto solitamente riservato ad altri generi. Eccezionalità che un domani, di questo passo, potrà diventare anche una forma di normalità. «Il Teatro Grande - sottolinea il sovrintendente Umberto Angelini - è ripartito domenica con il concerto dei Pomeriggi Musicali e la favola di Pierino e il Lupo pensando ai bambini e ai ragazzi che sono stati tanto penalizzati dal lockdown. Domenica daremo spazio a un’altra categoria che ha sofferto particolarmente le chiusure dei mesi scorsi: i musicisti indipendenti. Da anni era nell’aria questo progetto con Alberto Belgesto, che quando siamo arrivati al dunque si è mosso con notevole celerità. Alberto mi ha presentato una lista di artisti bresciani, ci siamo confrontati e la scelta è caduta su 6, tenendo conto della durata possibile visto il coprifuoco». Lo show domenica durerà un’ora e mezza. Novanta minuti in cui «rappresentare un affresco di artisti giovani che si stanno affermando e di altri meno giovani che trovano una meritata consacrazione». Ad accomunare tutte le proposte, una vocazione internazionale: «Testa nel mondo, piedi nel territorio è un nostro mantra - ricorda Angelini -. Le radici affondano nella scena bresciana, ma la nostra città ha talenti e visioni in grado di oltrepassare i confini. Il palco del Teatro Grande darà loro visibilità. Un rischio culturale che assumiamo volentieri: bisogna compiere scelte precise e difenderle. L’apertura culturale per noi è un principio fondamentale. Per ripartire c’è bisogno del ritorno del pubblico nei teatri finalmente aperti, in luoghi della cultura e della socialità: applaudo la scelta di Berlino di riconoscere come tali i club, spero che anche in Italia presto accada lo stesso». È uno scatto di mentalità quello che serve. Com’è avvenuto per questa collaborazione, che vede impegnati sullo stesso fronte il sovrintendente del Teatro Grande e un punto di riferimento della scena indipendente bresciana, sul piano artistico come su quello organizzativo, qual è Alberto Belgesto. «Un onore per me portare avanti un evento come questo in collaborazione con Umberto Angelini, con il Teatro Grande e con la Latteria Molloy che ha sempre cercato forme di contaminazione. Quando la Latteria era ancora in via Maggi, ospitammo Li Romani in Russia di Simone Cristicchi che aveva già vinto il Festival di Sanremo: in teoria il posto non era adatto, un bar non è un teatro, eppure fu un successo. Non si sentì volare una mosca. La riprova che non conta il contenitore, ma il contenuto. Umberto ha una conoscenza approfondita della scena bresciana. Avevamo già lavorato insieme in 4 edizioni della Festa dell’Opera perché aveva voluto inserire un contenuto alternative in una situazione che non lo sarebbe affatto. Adesso mi ha coinvolto in questa nuova avventura molto coraggiosa e importante per la nostra realtà». Il palco più prestigioso è anche «un riconoscimento ai nostri artisti - osserva Belgesto -. Nessuno di loro l’avrebbe mai sognato, hanno accettato tutti con emozione ed entusiasmo. Blodio Fappani seguirà la parte gestionale del palcoscenico, come ha già fatto in festival quali il 4/qUARTI, collaborando con lo staff tecnico del Grande. E siamo tutti grati, e lo sono io per primo, al sovrintendente: chi glielo faceva fare? È un regalo per chi fa musica di qualità in maniera indipendente, il suo. Ed è anche uno stimolo, un obiettivo da raggiungere. Penso ai Superdownhome: questo è il loro anno nonostante la pandemia. Sono un esempio da seguire: il successo magari non arriva subito, ma certe soddisfazioni te le puoi prendere con il tempo nella coerenza, nella continuità».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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