«Nel momento in cui ho rischiato di morire, ho scoperto di avere una grande voglia di vivere». 22 agosto 2005, terribile botto sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria: durante una trasferta di lavoro Giusy Versace è vittima di un incidente automobilistico nel quale perde entrambe le gambe. Ricordi annebbiati sull’asfalto, le sirene delle ambulanza, i neon della sala operatoria, il dolore, la paura. La fede, «alla quale mi sono aggrappata per rinascere». Come lei stessa ammette oggi, «c’è stato un prima e un dopo nella mia vita… Quell’evento ha rimesso tutto in gioco ma non ha mai avuto il significato di una resa: con la testa e con il cuore si va ovunque». Il resto è storia. Una storia che Giusy Versace ha ripercorso ieri via YouTube nel quarto appuntamento targato «D-Life», progetto frutto della collaborazione tra il Comune di Desenzano, con l'assessore alle politiche sociali ed educative Annalisa Colombo in prima linea, e la Fondazione Francesco Soldano, presieduta da Daniele Alberti. Titolo programmatico: «Cambiare le coordinate». Avvincente processo interiore che «Wonder Giusy» ha vissuto con un coraggio fuori dal comune, collezionando medaglie e record fino al coronamento del sogno alle Paralimpiadi di Rio nel 2016, prima atleta italiana a correre con amputazione bilaterale. «Quelle protesi a volte vorrei lanciarle dalla finestra ma poi ci ripenso e me le tengo, perché ogni giorno mi riservano l’opportunità di potermi alzare. La cosa che più mi rende felice? La gioia, l’emozione, il brivido e l’orgoglio che ho regalato alla mia famiglia. Pensando ai giovani, amo citare una frase: ‘Difficile non vuol dire impossibile. Vuol dire solo difficile’».•. Gi.Bu.