il concerto

Gang, a Breno il ritorno al fuoco rock

di Claudio Andrizzi
In sei sul palco per un viaggio che spazio da «Le Radici e le Ali» all'oggi «Siamo una specie di piccolo circo che gira l'Italia: è una gran festa!»
Sulla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini anni fa uscì il doc «Sotto un cielo di ombre rosse» girato dai camuni Massimo Rota e Davide Bassanesi
Sulla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini anni fa uscì il doc «Sotto un cielo di ombre rosse» girato dai camuni Massimo Rota e Davide Bassanesi
Sulla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini anni fa uscì il doc «Sotto un cielo di ombre rosse» girato dai camuni Massimo Rota e Davide Bassanesi
Sulla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini anni fa uscì il doc «Sotto un cielo di ombre rosse» girato dai camuni Massimo Rota e Davide Bassanesi

Torna in terra bresciana la leggenda del combat-rock tricolore: appuntamento stasera, 8 agosto, allo stadio Tassara di Breno con i Gang, storico gruppo attivo dagli anni ’80 in scena nell’ambito del Vallecamonica Summer Music organizzato dal Cipiesse di Santo Bertocchi (alle 21, i biglietti costano 12 euro). L’occasione per rivedere in azione la storica band marchigiana, già legata a doppio filo alla valle grazie ai camuni Massimo Rota, critico cinematografico che è stato codirettore della rivista Duel, e Davide Bassanesi, filmaker e operatore. Qualche anno fa i due hanno voluto dedicare alla banda dei fratelli Marino e Sandro Severini il film intitolato «Sotto un cielo di ombre rosse», una sorta di docu-rock con scene girate sia durante un concerto (che ha avuto luogo sul palcoscenico della Latteria Molloy) sia a Villa Fenaroli di Rezzato che nei suggestivi scenari delle cave di Botticino.

Marino Severini, quali i ricordi di questa esperienza?

È stata una cosa bellissima soprattutto dal punto di vista umano. Ci mancava un lavoro che ci raccontasse da questa prospettiva, per questo siamo stati particolarmente felici del risultato: un breve sunto di quarant’anni.

Da marzo la Gang è di nuovo on the road: le emozioni per questo ritorno all’attività live?

È bellissimo tornare ad incontrare tutte le nostre piccole comunità sparse per il Paese: noi siamo una specie di piccolo circo che gira l’Italia da anni, abbiamo amici dappertutto, ovunque andiamo è una gran festa fatta di diverse situazioni, noi ci adattiamo, in duo, in trio, con full band. L’importante è ritrovarsi per fare una cantata: una botta di energia che in questi tempi fa bene a tutti.

Che tipo di show proporrete in questa occasione?

A Breno saremo in sei sul palco, una formazione che viaggia con noi ormai da cinque anni insieme alla quale proponiamo un racconto rivisitato del nostro cammino, da «Le Radici e le Ali» all’ultimo lavoro «Ritorno al fuoco».

Cosa vi ha spinto a continuare fino a qui?

L’appartenenza: le canzoni per noi sono ancora un mezzo per alimentare il senso di comunità che a fine 70’ abbiamo ritrovato grazie alla scintilla del punk. Un bisogno arcaico, un fuoco intorno al quale riscaldarsi, come l’uomo ha sempre fatto. Rock e politica sono per voi da sempre intrecciati... Perchè siamo artigiani di beni culturali e cerchiamo di fare il bene del popolo. Se facessimo merce il nostro riferimento sarebbe il mercato.

Come vivete l’attuale situazione sociale?

Siamo alla fine di un’epoca: adesso c’è senz’altro bisogno di un racconto nuovo visto che quello di progresso e sviluppo degli ultimi secoli è ormai finito e nessuno ci crede più. Ma non è l’apocalisse: tutta sta grande paura del futuro non ce l’ho, ma bisognerebbe ristabilire e progettare un ordine nuovo e questa dovrebbe essere una responsabilità della sinistra. I fascisti arrivano sempre dove non c’è più futuro, dove il liberismo crea poveri e l’orrore della schiavitù che vediamo ogni giorno. La paura paralizza e tiene fermi nel pantano del presente, ma la cultura popolare può sconfiggerla. Il problema si risolve con l’unità, come facevano i nostri nonni.

Nel 2020 siete ricorsi allo strumento del crowdfunding per il vostro ultimo album: nuovi progetti in cantiere?

Di certo continueremo a coinvolgere la comunità che con noi è stata generosissima consentendoci di realizzare sogni ambiziosi. Ci piacerebbe tanto ripigliare i dischi che la Wea non pubblica più, da «Le radici e le ali» a «Controverso», per rivisitarli con Jono Manson e la banda di americani con la quale abbiamo realizzato gli ultimi tre dischi. Sarebbe come riportarli al presente. Abbiamo in cantiere anche un libro, ma soprattutto tanti concerti. Perché senza contatto umano, che ci metti nelle canzoni? •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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