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Ornella Vanoni: «Ho sfatato un tabù interpretando per prima un brano maschile»

di Gian Paolo Laffranchi
«La canzone d'autore è anche donna». L'interprete in arrivo a Brescia, la cantautrice di scena a Botticino: punte di diamante di una scena forte di una tradizione troppe volte ignorata
Ornella Vanoni:  milanese, 66 anni di carriera e 61 album pubblicati
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«Le donne e la musica»: Ornella Vanoni porterà la sua idea di eccellenza al femminile in molte città d'Italia: ad esempio sarà a Padova sabato 3 dicembre al Gran Teatro Geox alle 21.15, a Brescia al Gran Teatro Morato allo stesso orario, sabato 10 dicembre e al Teatro degli Arcimboldi martedì 13 dicembre alle 21. Oltre mezzo secolo di carriera per la grande interprete milanese, che ai successi canori ha affiancato la tv e soprattutto tanto teatro.

Un tour che promette di essere innovativo, con un quintetto di sole donne, al culmine di una carriera che in Italia non ha pietre di paragone per versatilità.
Torno ad esibirmi in concerto con entusiasmo, con la voglia di ritrovare l’affetto del pubblico.

C’è un pezzo che ha più voglia di cantare, perché è in una veste nuova o perché semplicemente la emoziona più degli altri?
Le canzoni che per un motivo o per l’altro solitamente non canto mai.

In particolare?
Su tutte, stavolta, direi «Una lunga storia d’amore».

«Ora è già tardi, ma è presto se tu te ne vai/ È troppo tardi, ma è presto se tu te ne vai»
Mi emoziona, l’idea di chiudere il concerto così. Terminerò lo spettacolo con un pezzo che non ho mai cantato.

Uno dei classici di Gino Paoli: «Quando t’ho vista arrivare»...
Diventerà «Quando t’ho visto arrivare». Interpreterò una parte pensata al maschile da un cantautore. Sarà interessante. Del resto per me a furia di fare sempre le stesse cose si rischia di perdere il filo.

Cosa pensa di Paola Turci?
Bravissima. Ha fatto un passo avanti molto importante che tutte le cantanti dovrebbero fare: recitare. Solo chi ha provato sa quanto possa dare a chi fa arte la possibilità di esprimersi anche così.

Lei ha sempre aperto strade inesplorate: per esempio, alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia.
Cantai «Mi sono innamorato di te» di Tenco e ci volle coraggio: per la prima volta una donna interpretava un brano maschile.

Sono passati 53 anni da allora. Quell’esibizione ha cambiato per sempre il linguaggio della canzone femminile.
Tanti anni fa eravamo molto più sottovalutate. Sono contenta, allora, di aver rotto un tabù. Sono stata la prima, fortunatamente mi hanno seguita in tante.

Ma la strada è ancora lunga: capita che grandi cantautrici tuttora non ricevano gli stessi riscontri che spettano ai loro colleghi maschi. Per esempio Nada, che ha scritto per lei nel 2013 «Il bambino sperduto».
Nada è grandissima. Una ragazza che lavora, che scrive. Vive in un posto tranquillo, ha scelto in questo modo la riservatezza. Non è una star, è un’artista.

Brescia sarà capitale della cultura nel 2023, ma i tagli ai contributi regionali decisi dal Pirellone complicano non poco la vita ai teatri bresciani così come al Piccolo di Milano che le è tanto caro: la situazione in Italia è peggiorata o è il solito vecchio ritornello che vede la cultura relegata all’ultimo posto delle priorità?
Non so se stiano peggiorando ulteriormente le cose, di sicuro condivido la preoccupazione. Dove vadano i soldi tagliati alla cultura non lo so e non lo voglio sapere. So che sono sbalordita. E molto addolorata. 

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