L’urlo di Rita «Non ascolto né la destra né la sinistra»

Rita Pavone
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Rita Pavone è in gara al Festival di Sanremo per la quarta volta, a 47 anni dall’ultima partecipazione. «Io ho avuto una carriera fortunata che la gente non conosce», racconta. Il duetto di stasera di Rita Pavone è con Amedeo Minghi, «1950»: «Per me è un piccolo quadro di Monet portato in musica. Sono i primi anni di rinascita di Torino, questa città che veniva fuori dal dopoguerra. È una canzone di cui condivido il testo, l’armonia, la melodia. A lui è piaciuto subito fare la canzone con me». Il palco dell’Ariston per Rita Pavone è il più temuto: «Moltissima emozione, dà terrore, è l’Olimpo della musica italiana, l’ultima cosa importante che ci è rimasto. Prima c’era Canzonissima, il Cantagiro. Si esportano le canzoni come una volta, penso che si ricominci a esportare». La vigilia del Festival è stata caratterizzata da polemiche sulle idee politiche personali della cantante: «Io vorrei chiuderle: c’è un errore di base, sono una persona liberale, non ascolto destra, sinistra o centro. Non ho mai messo i paraocchi come fanno i cavalli. Non ho mai bussato alla porta di un politico in 58 anni di carriera». Si accalora Rita, tornando sulle accuse di sovranismo per aver espresso simpatia per il leader della Lega Matteo Salvini. «Ho avuto la fortuna di incontrare persone che si sono innamorate di me. Enzo Trapani, Lina Wertmuller, Nino Rota: i più grandi mi hanno dato chance. Ma io non ho mai chiamato nessuno e non devo dire grazie a nessuno». Torna a parlare anche della querelle che la vide protagonista di uno scontro via social con i Pearl Jam. La band americana durante un concerto sostennero la campagna #apriteiporti a favore dell’accoglienza dei migranti e lei li invitò a farsi gli affari loro. «Espressi la mia opinione e lo rifarei ancora oggi».

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