TEATRO SOCIALE

La verità nell'Ombra e la Sicilia di Giuliano

Il rapporto criminalità-Stato raccontato da attori-detenuti dalla strage di Portella della Ginestra al processo di Viterbo
«La verità nell'ombra» al teatro Sociale
«La verità nell'ombra» al teatro Sociale
«La verità nell'ombra» al teatro Sociale
«La verità nell'ombra» al teatro Sociale

Più del carcere può il teatro. La Compagnia «Stabile Assai», il più antico antico gruppo teatrale carcerario italiano che attribuisce ai detenuti un ruolo non solo attoriale, ma anche e soprattutto di presenza attiva nella riduzione scenica, arriva stasera alle ore 20.30 al Teatro Sociale di Brescia con «La verità nell'ombra». L'argomento della pièce di Patrizio Pacioni, diretta da Francesco Cinquemani, è il celebre processo di Viterbo, l'assassinio di Salvatore Giuliano, la strage di Portella della Ginestra, il ruolo del luogotenente Gaspare Pisciotta.
La storia tratteggia un ritratto dell'Italia negli anni della ricostruzione post bellica, periodo in cui si è andato consolidando il rapporto di potere tra mafia e Stato. A fare da sottofondo una colonna sonora, opera di Lucio Turco, noto batterista jazz italiano, Roberto Turco, già bassista di Rino Gaetano, Barbara Santoni, voce e Paolo Tomassini, sax tenore.
Si ricostruiscono una Sicilia contadina e incapace di ribellarsi a un destino scritto da altri, la misteriosa figura di Pisciotta e quella carismatica di Salvatore Giuliano, il ruolo dei capi mafia Minatola e Miceli e quello del colonnello Luca. Un'opera caratterizzata dalla drammaturgia penitenziaria, nello stile più classico della compagnia teatrale della Casa di reclusione di Rebibbia, il cui esordio risale a luglio del 1982 con la partecipazione al Festival di Spoleto. Questa storia trentennale ha consentito alla Compagnia, formata da detenuti e da detenuti semiliberi, oltre che da operatori carcerari e da musicisti professionisti, di esibirsi nei maggiori teatri italiani.
Alcuni dei protagonisti hanno partecipato anche al film «Cesare deve morire» diretto dai fratelli Taviani. Di recente è stato realizzato un film documentario sulla storia della compagnia «Assai» con particolare riferimento alle storie di cinque di loro, detenuti con lunghe pene o ergastolani, che dall'esperienza teatrale hanno saputo trarre nuova linfa per reinventarsi e crearsi anche una cultura. Le loro vicende individuali esemplificano la storia criminale che ha segnato il nostro paese: mafia, camorra, banda della Magliana e traffico internazionale di droga.
Lo spettacolo replica domenica 22 alle ore 15.30. Costo dei biglietti 26 euro (platea), 18 euro (galleria centrale) e 12 euro (galleria laterale). AL.FA.

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