Cinema

Laura Pausini vince il Golden Globe. Incetta di premi per The Crown, Nomadland e La regina degli scacchi

La notte dei Golden Globe incorona, è proprio il caso di dirlo, The Crown. La serie Netflix che racconta la storia della famiglia reale inglese durante il regno di Elisabetta II si è portato a casa quattro premi, tra cui quello di miglior serie drammatica dell’anno, oltre quelli per Emma Corrin e Josh O'Connor, che in questa stagione interpretano la coppia Lady Diana - Carlo d’Inghilterra, e per Gillian Anderson, una magnifica Margaret Thatcher. Come da copione Nomadland si aggiudica il premio come miglior film e la regista Chloe Zhao batte il record di essere la prima donna cinese a vincere un Golden Globe per la regia. 

È stata una serata particolare, naturalmente a casa del Covid prima di tutto, che ha costretto a premiare solo virtualmente i candidati di quest’anno, tutti rigorosamente collegati via Zoom, così come le conduttrici di questa edizione, Tina Fey e Amy Pohler, a essere separate, cosa che però non ha intaccato il loro buon umore e talento, anche se il loro sketch d’apertura era decisamente sotto tono rispetto al politicamente scorretto di Ricky Gervais della scorsa edizione. Ma nell’era del Covid bisogna essere anche più buoni. Una notte trionfale anche per l’Italia e una delle interpreti della nostra musica più amate nel mondo. Laura Pausini si è infatti aggiudicata il Golden Globe per la Migliore Canzone originale, la suggestiva Io sì (Seen), colonna sonora di La vita davanti a sè, di Edoardo Ponti, con Sophia Loren. Anche il film era candidato, nella categoria Miglior Film Straniero, ma ha dovuto cedere il passo al toccante sud-coreano Minari, che a sua volta ha battuto, piuttosto a sorpresa, Un altro giro, il film Thomas Vinterberg, presentato alla Festa del Cinema di Roma, che ha trionfato agli European Film Award con quattro premi. 

Tra le serie tv, vere salvatrici della sanità mentale collettiva negli ultimi dodici mesi, doppio riconoscimento per La regina degli scacchi, miglior mini serie per la televisione e naturalmente alla sua protagonista Anya Taylor-Joy, davvero straordinaria. E restando in tema di interpretazioni, ben quattro attori di colore sono stati premiati quest’anno. John Boyega per Small Axe, la serie britannica diretta dal premio Oscar Steve Mcqueen. Un altro attore inglese, Daniel Kaluuya per Judas and the Black Messiah, il compianto Chadwick Bosman, che si aggiudica un Golden Globe postumo per la sua interpretazione in Mà Rainey Black Bottom. Infine, Andra Day vince come migliore attrice nella categoria drammatica per The United States vs Billie Holiday, battendo le favoritissime Frances McDormand e Carey Mulligan. Sacha Baron Cohen porta il suo Borat alla vittoria nella categoria miglior film commedia/musical e lui personalmente come miglior attore sempre nei panni del simpatico kazako (e anche un premio come non protagonista in The Trial of the Chicago 7 non sarebbe stato uno scandalo).

Sarà perchè è stata in tutto e per tutto particolare, ma questa 78ma edizione dei Golden Globe lascia un palmares interessante. I due premi a Schitt’s Creek confermano le grandi qualità di questa serie Netflix, una delle migliori della stagione. Jason Sudeikis vince a sorpresa come miglior attore di una serie commedia con il suo allenatore di calcio Ted Lasso della serie omonima di AppleTv+. Le piattaforme sono le vere trionfatrici, e non poteva essere altrimenti, con Netflix sugli scudi, ma anche Prime Video, che oltre Borat piazza il colpo anche con Rosamund Pike migliore attrice di commedia per I Care a Lot. Ci si chiede sempre più spesso come sarà il cinema dopo la pandemia. Fermo restando che la domanda giusta dovrebbe essere «quando sarà il cinema dopo la pandemia», forse anche dove potrebbe essere sensata. Ma questi Golden Globe confermano ancora una volta che quest’ultimo quesito ha senz’altro una risposta.

Suggerimenti