il concerto

Radio Onda d'Urto, a Brescia Caparezza fa Festa in barba al maltempo

di Claudio Andrizzi
Caparezza colora la serata bresciana alla Festa di Radio Onda d'Urto

Il cappellaio matto del rap italiano è tornato a Brescia. Su uno dei suoi palchi preferiti, dove ha dichiarato di sentirsi a casa. Tanti del resto i concerti che lo hanno visto ospite in passato alla Festa di Radio Onda d’Urto, sempre davanti a folle incontenibili di fan scatenati.

Non ha fatto eccezione l’appuntamento di venerdì sera, 12 agosto: in via Serenissima il massiccio pubblico da grandi occasioni (oltre 5000 spettatori) ormai abituale quando si parla di Caparezza. L’occasione era la penultima tappa italiana dell’Exuvia Tour, partito il 25 giugno, arrivato ormai al capolinea dopo un’estate costellata di sold out.

Una delle ultime occasioni quindi per ascoltare alla prova live i pezzi dell’ultimo lavoro discografico, targato 2021, nuovo, ambizioso tassello nel complesso mosaico dell’artista pugliese: da sempre testardamente refrattario alla deriva del luogo comune, voracemente proteso ad una narrazione visionaria in dischi che l’autore ama portare in scena in tutta la loro complessità, costruendo show ricchissimi di dettagli, di contaminazioni, di idee e di lavoro, da vedere oltre che da ascoltare.

Così è stato anche con «Exuvia», ottavo album di un percorso senza eguali nel panorama italiano, capace di contestualizzare il rap in un nuovo format eclettico, free, senza confini stilistici. Lavoro rappresentato dal vivo in una cornice magniloquente, tra scenografie d’impatto, costumi, coreografie e visual, con l’evidente obiettivo di fondere concerto e teatro in un nuovo, straordinario format espressivo, capace di raccontare questo nuovo capitolo della carriera dell’artista ma anche della sua vita, eterno momento di passaggio e di transizione verso la ricerca, la libertà espressiva, l’arte a 360 gradi. Nell’immaginaria «selva oscura» di Caparezza, c’è tempo per pensare come per cantare, per riflettere come per saltare, per sorridere ed indignarsi in un rito collettivo stordente e liberatorio.

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