LA RECENSIONE

Scossa Negrita anche in versione unplugged

di Vincenzo Spinoso
Applausi e cori all'Arena Campo Marte per il concerto dei padri del rock all'italiana, di nuovo a Brescia dopo il live pre-pandemia di un anno e mezzo fa
Pau sul palco dell’Arena Campo Marte: i Negrita a Brescia a un anno e mezzo dall’ultimo live FOTOLIVE/Giovanni PodaviniIl chitarrista Enrico Drigo Salvi durante il concerto FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Pau sul palco dell’Arena Campo Marte: i Negrita a Brescia a un anno e mezzo dall’ultimo live FOTOLIVE/Giovanni PodaviniIl chitarrista Enrico Drigo Salvi durante il concerto FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Pau sul palco dell’Arena Campo Marte: i Negrita a Brescia a un anno e mezzo dall’ultimo live FOTOLIVE/Giovanni PodaviniIl chitarrista Enrico Drigo Salvi durante il concerto FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Pau sul palco dell’Arena Campo Marte: i Negrita a Brescia a un anno e mezzo dall’ultimo live FOTOLIVE/Giovanni PodaviniIl chitarrista Enrico Drigo Salvi durante il concerto FOTOLIVE/Giovanni Podavini

Rivisitati, con indosso una veste inconsueta e un anno e mezzo in più sulle spalle, senza la storica carica animalesca ma con un bagaglio di esperienza e consigli di cui godere. I Negrita, ospiti del Brescia Summer Music all’Arena Campo Marte, sono tornati per festeggiare 25 anni di carriera, e hanno ricordato quel momento, subito prima che il mondo implodesse, nella speranza che fosse cristallizzato: «Ne sono successe di cose da quel 25 gennaio, giorno in cui suonammo a Brescia - ha ricordato Pau in avvio di concerto -. Siamo felici di essere qua, cercheremo di raccontarci con qualche parola in più, pochi aneddoti e - ha chiuso, scherzando, il cantante - tante parolacce». Con gli 800 spettatori costretti sulle sedie e impossibilitati a scatenarsi, è quasi d’obbligo la scelta dell’acustico, che i Negrita con «La Teatrale Summer Tour» nobilitano grazie a una scaletta puntellata ad hoc; d’altra parte Pau e soci, rockettari a volte duri ma spesso morbidi e romantici, si erano già prestati a live e dischi unplugged, soprattutto dopo l’esperienza in Sud America che «ci ha aperto delle porte incredibili, in un momento in cui eravamo un po’ in crisi a livello di sound, portandoci forse all’apice della nostra fama». Pezzi storici come «Il gioco», «Dannato vivere» e «La tua canzone» vengono vestiti con arpeggi e percussioni soft, in un racconto che acquista forza nell’atmosfera delicata del live bresciano. Non è mancata la dedica ad amici e persone scomparse nella sciagura dell’epidemia con «Non torneranno più», esoticamente introdotta dal banjo, così come le classiche dichiarazioni d’amore di «Brucerò per te» e «Greta», pezzi il cui arrangiamento è stato orgogliosamente rivisitato «a mano, senza fare musica al computer». L’elemento di cui certamente non si sente la mancanza è il senso di artigianalità della musica, amplificato dal momento di tango di «Tuyo» e «Malavida en Bs.As.», e dalla compostezza di canzoni come «Il libro in una mano, la bomba nell’altra» e «Hemingway». Pau e soci hanno conservato per il gran finale, e non avrebbe potuto essere altrimenti, i cavalli di battaglia «Che rumore fa la felicità?», «Rotolando verso sud», prima del ritorno con le ballate romantiche «Magnolia» e «Ho imparato a sognare», seguite interamente da un coro bresciano incantato dall’atmosfera intima del live. La voglia di scatenarsi era palpabile nell’aria, ma nemmeno la adrenalinica «Mama maé» ha spinto il pubblico al rompete le righe. Per muovere le gambe, addossarsi l’un l’altro e ballare fino allo sfinimento, sicuramente i Negrita concederanno, in un futuro più sicuro, un’altra occasione.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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