L'INIZIATIVA/2

Spettacoli, la serrata infinita. «Un anno nel dimenticatoio»

I lavoratori dello spettacolo ieri davanti all’entrata del Teatro Grande per manifestare il disagio del settore
I lavoratori dello spettacolo ieri davanti all’entrata del Teatro Grande per manifestare il disagio del settore
I lavoratori dello spettacolo ieri davanti all’entrata del Teatro Grande per manifestare il disagio del settore
I lavoratori dello spettacolo ieri davanti all’entrata del Teatro Grande per manifestare il disagio del settore

•• Un compleanno da non festeggiare: il 23 febbraio sarà un anno esatto dalle interruzioni di tutte le attività culturali, «declassate dal Governo a categoria non essenziale» e per questo condannate a uno stop forzato, senza fine. Triste anniversario che verrà ricordato domani in piazza Vittoria alle 18, con una manifestazione statica organizzata da Bulls (Brescia unita lavoratrici e lavoratori dello spettacolo) insieme al mondo della scuola e a quello della sanità, «tutti colpiti duramente dalla pandemia seppur con caratteristiche differenti». A rischio migliaia di posti di lavoro, la chiusura di sale cinematografiche e teatrali, la scomparsa di molte realtà e la sofferenza cronica delle categorie coinvolte. «Già dal primo Dpcm si è deciso di relegare la cultura in un angolo. Un solo timido e limitato tentativo di ripresa estiva per poi essere catapultati nuovamente nel dimenticatoio. Una serrata senza interruzione di sosta di tutti gli spazi artistici, contraddistinta però da continue e forti incongruenze», sottolinea Andrea Cegna di Bulls riferendosi «a quei luoghi di aggregazione rimasti fruibili, pur rappresentando un pericoloso veicolo di contagio». «Nessuno di noi, nega l’esistenza del virus - tiene a specificare - e non vogliamo che le riaperture siano scriteriate e affrettate, nonostante siano passati ben dodici mesi. Ma se non ci è permesso di lavorare come possiamo andare avanti? Chiediamo ristori adeguati indispensabili per vivere e garantire la sopravvivenza di un settore, già in estrema difficoltà». Richiesta mossa da mesi da attori, musicisti, tecnici, danzatori e ogni professione correlata. Quasi inesistenti, però, le risposte. Solo una nota positiva in mezzo a tanto dramma: la complessità del periodo ha favorito l’incontro e l’unione di un comparto sempre molto segmentato. Una dimostrazione, ieri mattina, davanti al teatro Grande: i Bulls si sono ritrovati insieme a una delegazione milanese de «L’ultima Ruota», performance di professionisti del mondo della cultura e dello spettacolo nata con l’intento di «mettersi in sella a una bicicletta per dar vita a un’azione dal forte valore poetico e politico e portare le voci dei tanti lavoratori rimasti in silenzio per troppi mesi». Brescia, scelta come «città prologo»: un’anticipazione di quello che accadrà nei prossimi giorni. Dodici artisti in una carovana a pedali si daranno appuntamento mercoledì in piazza XXIV maggio a Milano per partire alla volta del teatro dell’Ariston di Sanremo. Sei tappe lungo il tragitto, incontrando presidi culturali, per raccogliere istanze, messaggi e pensieri da recapitare «alla vetrina internazionale per antonomasia»: il Festival della canzone italiana. «Chiederemo ai nostri colleghi: Fiorello, Amadeus e ai cantanti in gara di leggere le lettere. Un modo per puntare i riflettori e far conoscere a tutti la drammatica situazione che coinvolge «luoghi vitali per il territorio ma brutalmente chiusi», spiega la referente e attrice Rita Pelusio. La bicicletta come metafora del mestiere, «catalizzatore sociale, perché - ricordano - nessuno in questa Milano-Sanremo arriverà primo, l’unica vittoria è arrivare insieme». •.

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