Stefania Sandrelli, i 75 anni di un’icona per sempre diva

di Luca Canini
Stefania Sandrelli in «Io la conoscevo bene»  di Antonio Pietrangeli: più di 100 i film interpretati in carriera
Stefania Sandrelli in «Io la conoscevo bene» di Antonio Pietrangeli: più di 100 i film interpretati in carriera
Stefania Sandrelli in «Io la conoscevo bene»  di Antonio Pietrangeli: più di 100 i film interpretati in carriera
Stefania Sandrelli in «Io la conoscevo bene» di Antonio Pietrangeli: più di 100 i film interpretati in carriera

Stella lo è diventata a soli 15 anni, diva quando ancora non ne aveva 20. Una carriera luminosa, straordinaria; una cifra interpretativa unica, immediatamente riconoscibile, inimitabile; più di cento film, mezzo secolo abbondante sul set di grandissimi come Monicelli, Scola, Bertolucci, Comencini, Germi, Lizzani, Pietrangeli... La signora del cinema italiano, Stefania Sandrelli, al traguardo dei 75. Doverosamente celebrato in lungo e in largo, a conferma dell’indelebile impronta lasciata nell’immaginario collettivo. Una vita di cellulosa. Fin dagli esordi. «Il federale» di Luciano Salce, con Ugo Tognazzi, e soprattutto «Divorzio all’italiana» di Pietro Germi, apoteosi della commedia che nel 1961 la impone alla morbosa attenzione generale. Il personaggio della timida Angela, sogno proibito del barone Ferdinando Cefalù, il leggendario Fefè interpretato da Marcello Mastroianni, segna la fulminea consacrazione. «Pietro Germi aveva visto una mia fotografia su un giornale - ero miss Viareggio 1960 - e mi fece chiamare da un agente, Fabrizio Fortini: voleva farmi un provino. Lo affrontai a cuor leggero, avevo 15 anni, ero un’adolescente svagata, senza nessuna idea per il futuro. Il cinema mi piaceva, a Viareggio ci andavo spesso con mio fratello, appassionato di musical, ma non sognavo di fare l’attrice. Però quando mi dissero che il provino era andato bene fui molto felice», racconterà in un’intervista del 2001 a Repubblica ripercorrendo i primi 40 anni di carriera. «Ho ricordi bellissimi di Mastroianni, era già un mostro sacro, ed è ingiusto che non abbia avuto l’Oscar per questo film. Ed era così bello! Diciamo che qualche scena d’amore con lui me la sono proprio goduta». Il successo è clamoroso. E il bikini esibito nella sequenza finale la consegna alla storia del costume oltre che del cinema. L’epoca delle maggiorate è al tramonto e la stellina Sandrelli, con quella bellezza assente, eterea ma irresistibile, con quello sguardo malizioso e innocente allo stesso tempo, apre la strada a una nuova modernità al femminile. Germi capisce di aver scoperto una futura diva e la rivuole subito sul set di «Sedotta e abbandonata», critica ancora più feroce al moralismo perbenista e bigotto dell’Italia baciapile. Ma è con «La bella di Lodi» del ’63, diretto da Mario Missiroli, e soprattutto con «Io la conoscevo bene» del ’65 che si smarca definitivamente dal ruolo dell’eterna Lolita. Il film di Antonio Pietrangeli in particolare è un punto di svolta prodigioso. Inquieta, infelice, insofferente, paralizzata dallo stesso male di vivere che Antonioni aveva portato sul grande schermo con Monica Vitti, l’aspirante attrice e modella Adriana Astarelli è uno dei ritratti di donna più complessi e tragici dell’epoca d’oro del nostro cinema, complementare e speculare rispetto alla «Bellissima» di Anna Magnani (della quale potrebbe essere la figlioletta cresciuta) e Visconti. Per la Sandrelli è il salto di qualità definitivo, la porta d’ingresso a una seconda parte di carriera in vertiginoso crescendo. Da qui in poi le scritture si sprecano. «L’immorale» di nuovo con Germi, «Il conformista» di Bernardo Bertolucci, «Delitto d’amore» di Comencini e nel 1974 «C’eravamo tanto amati» di Ettore Scola, che a lei, nata il 5 giugno del 1946, tre giorni dopo il referendum, affida il compito di ripercorrere la storia italiana dalla Liberazione al Boom. Un canto della disillusione, una messa da requiem composta per un mondo al crepuscolo che cede il passo ai poliziotteschi, alle commediole erotiche e al baraccone decadente degli anni Settanta. Per la diva Sandrelli però c’è ancora spazio per qualche momento memorabile. In «Quelle strane occasioni», per esempio, con Alberto Sordi, o di nuovo con Scola, «La terrazza» prima e «La famiglia» poi. Preludio al lungo e fascinoso autunno che la consegna all’eterno ruolo di icona, sul grande e sul piccolo schermo. Per sempre Stefania Sandrelli.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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