Volodos per Schubert
e Brahms beethoveniani

di Nadia Spagna

Arcadi Volodos, eccezionale pianista russo, torna ospite del 54° Festival Pianistico Internazionale, da cui mancava dal 2011. Un problema di salute lo ha costretto a rinviare i suoi concerti, originariamente previsti a inizio mese, e riprogrammati al teatro Donizetti di Bergamo venerdì scorso e al Grande oggi.

Il teatro si aprirà dunque a questo atteso récital che vedrà l’esecuzione di brani di Brahms e Schubert. Il fuoco di Beethoven brucia dunque all’interno delle opere di due autori che non poterono prescindere dal genio di Bonn per creare una propria e inconfondibile cifra stilistica.

L’eredità beethoveniana è tangibile nei brevi pezzi per pianoforte raccolti nell’opera 76 di Johannes Brahms, con i quali Volodos inaugurerà la serata. Dopo aver terminato le Sinfonie 1 e 2, nel 1877 Brahms torna a dimostrare interesse per le piccole forme del Romanticismo. Con esse recupera anche i contenuti dell’esperienza storica romantica e, rielaborandoli, li rende di nuovo attuali. Tra il 1877 e il 1878, dunque nasce una straordinaria fioritura di Lieder per canto e pianoforte e gli otto Pezzi op. 76 per pianoforte. Si tratta di pezzi ricchi di spunti stilistici e di trame emotive e tecniche, piccoli gioielli che costituiscono l’espressione di una ritrovata intimità poetica. Anche gli Intermezzi Op. 117 riflettono un atteggiamento più melanconico e riflessivo, come se il compositore avesse voluto affidare al pianoforte monologhi interiori che tuttavia non eccedono nell’espressione del dolore, bensì si abbandonano alla definizione malinconica e intima di sentimenti più dolci e crepuscolari.

Di carattere più tecnico è la discendenza beethoveniana contenuta nella Sonata in la maggiore D 959 di Franz Schubert. Il 1828 è l’anno della morte di Schubert ma anche l’anno in cui il compositore ultima le tre Sonate per pianoforte, considerate tra le massime opere di tutta la letteratura pianistica. Si ritrova l'influsso di Beethoven nelle grandi dimensioni, in particolare l'energico e ritmato tema iniziale della Sonata in la maggiore D 959 possiede alcune reminiscenze beethoveniane. La cifra stilistica di Schubert permette alla tensione drammatica senza respiro di Beethoven di sciogliersi in un diffuso lirismo, sostenuto da un andamento tematico più libero che conferisce alla Sonata una forma quasi di Ballata.

TECNICAMENTE impegnativa, la Sonata in la maggiore è un'opera di altezza sublime, un tono alto che s'impone già col possente e grandioso primo tema, che afferma con energia la tonalità di la maggiore. Lungo la sonata si alternano flussi armonici che conducono l’ascoltatore alla massima tensione emotiva, presto smorzata da melodie di carattere nobile e sereno che riportano a una dimensione più tranquilla e meditativa.

Il concerto avrà inizio alle 21. Biglietti disponibili dalle 13.30 a inizio concerto.

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