An Brescia, è qui la festa tricolore «Orgoglio infinito»

di Gian Paolo Laffranchi
Il trofeo dello scudetto in bella mostra nella nostra redazioneL’An Brescia al completo in visita alla redazione di «Bresciaoggi» SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia
Il trofeo dello scudetto in bella mostra nella nostra redazioneL’An Brescia al completo in visita alla redazione di «Bresciaoggi» SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia
Il trofeo dello scudetto in bella mostra nella nostra redazioneL’An Brescia al completo in visita alla redazione di «Bresciaoggi» SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia
Il trofeo dello scudetto in bella mostra nella nostra redazioneL’An Brescia al completo in visita alla redazione di «Bresciaoggi» SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia

Arrivano alla spicciolata, in anticipo. Parcheggiano davanti all’ingresso e sorridono, gli occhi che ancora brillano come la sera del 26 maggio. La data che resterà negli annali, che fa la storia della pallanuoto bresciana ed è un tatuaggio sul cuore per i giocatori dell’An Brescia, felici - felicissimi! - di essere diventati campioni d’Italia. Perché così c’è più gusto. Perché dopo infiniti secondi posti il sapore di un primo è più forte, intenso. Commovente. La squadra, poi lo staff tecnico, quindi i dirigenti. Capitan Presciutti, Bovo, Bonometti. Tutta la Leonessa è qui, puntualissima, alle 11.30, in una mattinata sognata da anni. La redazione di Bresciaoggi orgogliosa di poter festeggiare un titolo tanto prestigioso e meritato, di poter scrivere nuove pagine di grande sport fieramente made in Bs. E non finisce qui perché giovedì inizia la fase finale della Champions League: gli orizzonti da esplorare sono dietro l’angolo. La celebrazione del tricolore in via Eritrea avviene in più location. Il brindisi in sala riunioni, fra tende e lavagne. La visita e le foto nell’open space in cui prende forma il giornale, con lo sguardo rubato dalle raccolte delle prime edizioni: 1974, la nascita di un’informazione diversa, i titoli coraggiosi, i reportage pionieristici. Nella casa del nostro quotidiano, fra fogli ingialliti che raccontano grandi imprese del passato, i ragazzi dell’An Brescia vagheggiano fantomatici premi partita («un orologio, presidente, un orologio, ma solo per chi firma il rinnovo del contratto!»). Rimirano un trofeo che vale molto più di quello che pesa (sono esistite coppe più preziose e graziose, nessun dubbio, ma questa significa tutto per chi l’ha inseguita negli anni). Ricordano la faticaccia compiuta per battere il Recco mentre preparano la prossima sfida con lo Jug Dubrovnik. Sapendo che alla fine della strada, in caso di approdo all’ultimo atto, potrebbe ripetersi il duello con i liguri, che da quando hanno perso (male) l’ultima finale-scudetto sfogano negli allenamenti (estenuanti) l’ansia di rivincita. «L’unione del gruppo, che ha resistito anche nell’ultimo quarto della sfida decisiva per il titolo, è la nostra forza: sappiamo di poter contare sulla nostra capacità di tener duro anche quando non è facile», osserva Alessandro Bovo. Sulla stessa lunghezza dell’allenatore il capitano, Christian Presciutti: «Abbiamo lavorato tanto, e sofferto di più, per arrivare fino a qui», rammenta. E il pensiero, neanche a dirlo, va a Piero Borelli. Che aleggia, impalpabile, con il suo sorriso sornione. Che adesso ci starebbe sfottendo, alla maniera sua, per come stappiamo le bottiglie di champagne. Lo spirito dell’An Brescia trasmette entusiasmo anche quando qualcuno dei veterani indica il talismano: è il giovane Matteo Gianazza (classe ’99), «con lui in formazione neanche una sconfitta». Talismano, certo. Ma non è che questi ragazzi capitino nella prima squadra campione d’Italia per caso: «Ci sono tanto lavoro, tanta fatica, tante prove superate prima», sottolinea. Il legittimo, «infinito» orgoglio di chi ha spinto con tutto se stesso sull’acceleratore per tagliare questo traguardo. Per essere qui, fra pagine ingiallite che raccontano la storia, a scriverne una nuova. Nuova e vincente.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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