Alla fine dei conti tutto torna: avanti con la continuità

di Alberto Armanini sport@bresciaoggi.it
Andrea Cistana in marcatura su Mario Balotelli nel finale
Andrea Cistana in marcatura su Mario Balotelli nel finale
Andrea Cistana in marcatura su Mario Balotelli nel finale
Andrea Cistana in marcatura su Mario Balotelli nel finale

Nel calcio, alla fine, tutto torna. Ultime tre posizioni della classifica di Serie A 2019/20: Lecce, Brescia, Spal. Finale di stagione del successivo campionato di B: Lecce in semifinale play-off, Brescia al turno preliminare in gara secca, Spal fuori dai giochi. È una continuità tra stagioni di rara precisione matematica, la dimostrazione di quanto contino i valori dei giocatori a prescindere dai singoli momenti, dagli episodi avversi, dalle decisioni arbitrali e da tutte le situazioni estemporanee di un campionato. In A sono andate la squadra con il progetto tecnico più convincente (l'Empoli) e quella con lo spirito di sacrificio migliore (la Salernitana). Tutte le altre se la giocheranno nel calderone incandescente dei play-off. La dolce notizia, udite udite, è che alla fine ci è entrato anche il Brescia, per giunta con pieno merito. Parlare di impresa è perfino riduttivo. I numeri sono molto più simili al miracolo: 34 punti in 17 partite, media di 2 a incontro, ben 8 posizioni recuperate. Dai play-out ai play-off. Dall'inferno al paradiso. Il tutto con la spinta costante della semplicità. È un'analisi tattica, psicologica e strategica che vale per Monza-Brescia ma che riguarda tutta la gestione Clotet. Il catalano ha normalizzato una squadra che prima del suo arrivo era stata sballottata da un sistema di gioco all'altro, senza punti di riferimento, senza gerarchie, senza certezze. Arriva lui e tutto cambia. Basta improvvisazioni, al diavolo gli esperimenti, la difesa a 3, il calcio fluido e posizionale. Si gioca con il 4-3-1-2. Il massimo dell'improvvisazione concessa è abbassare una punta e fare 4-3-2-1. Il rientro di Cistana puntella la difesa ma sono i recuperi mentali di giocatori considerati «bolliti», sfiniti o misteriosi il vero capolavoro. Mangraviti, Martella, Mateju, Ndoj, per certi versi pure Pajac e Labojko. Discorso a parte per Ayé, autore di 12 gol su 16 dall'arrivo di Clotet. Prima non segnava neanche a volerlo, ora segna anche quando non lo cerca. E Donnarumma? I 4 gol nelle ultime 5 partite sono un segnale. Infine Bjarnason e Jagiello, i due calciatori che hanno dato equilibrio e imprevedibilità al centrocampo, una cerniera di muscoli e tecnica tra una difesa che ora subisce poco e un attacco che continua a segnare senza interruzioni. Il Monza, che pure spinge bene nel primo tempo, si ritrova ad avere a che fare con tutto questo. Sbatte contro un Brescia granitico, elastico, che balla solo in parte quando i brianzoli mettono in azione i «quinti» ma resiste, attende il momento buono e colpisce dritto al cuore. Il rosso a Bellusci aiuta, ma l'intenzione di provare a vincerla non nasce in quel momento. La prestazione complessiva è granitica, come quasi tutte quelle della gestione Clotet. E ora si torna a Cittadella, dove questo campionato ha avuto i suoi primi scricchiolii, dove è maturata la decisione dell'esonero di Delneri e il progetto tecnico appena avviato è stato subito archiviato. Il Brescia ci ritorna dopo che è successo di tutto. Ma la sola cosa che conta è che ci torna. Forse, chissà…•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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