Bjarnason raddoppia il valore del Brescia: con lui si può sognare

di Gian Paolo Laffranchi
L’esultanza di Birkir Bjarnason dopo la rete alla Spal, la numero 5 in campionato SERVIZIO FOTOLIVE / Simone VeneziaPep Clotet a colloquio con la panchina durante la sfida di sabato
L’esultanza di Birkir Bjarnason dopo la rete alla Spal, la numero 5 in campionato SERVIZIO FOTOLIVE / Simone VeneziaPep Clotet a colloquio con la panchina durante la sfida di sabato
L’esultanza di Birkir Bjarnason dopo la rete alla Spal, la numero 5 in campionato SERVIZIO FOTOLIVE / Simone VeneziaPep Clotet a colloquio con la panchina durante la sfida di sabato
L’esultanza di Birkir Bjarnason dopo la rete alla Spal, la numero 5 in campionato SERVIZIO FOTOLIVE / Simone VeneziaPep Clotet a colloquio con la panchina durante la sfida di sabato

I numeri sono dalla sua. Senza ubriacarsi di statistiche, la più importante: con lui in campo la media-punti è 1,6 (37 quelli conquistati in 23 partite); senza di lui, si scende a 0,8 (10 in 12). Il Brescia vale la metà senza Birkir Bjarnason. Con il Vichingo in campo cambia tutto, la squadra non lascia ma raddoppia e passa da un rendimento da rischio-retrocessione a una continuità da sogno-promozione. Per fortuna che Bjarna c’è, adesso. A schiantare la Spal con il gol e non solo. A lanciare la volata a 3 giornate dal termine, con il rush finale da disputare, il traguardo lontano ma ancora lì, raggiungibile con un triplo salto in avanti. La speranza odierna non può cancellare la riflessione sul passato. Perché la domanda sorge spontanea: a che quota sarebbe il Brescia se Bjarnason non avesse trascorso mesi ai margini del progetto dopo aver rifiutato il trasferimento in Svizzera? Servirebbe lo stesso una clamorosa rimonta in extremis se gli allenatori che si sono succeduti avessero potuto contare dal principio sul giocatore di maggior caratura internazionale della rosa? A differenza di Andrea Cistana ed Emanuele Ndoj, altri pezzi da novanta rimasti a lungo ai box, Birkir non era infortunato. C’era ma non serviva, secondo i piani iniziali. Imprescindibile pareva Nikolas Spalek, mentre per Bjarnason non c’era posto. Anche se in A, al di là della retrocessione, non era stato certo fra i peggiori. Il reintegro è stato graduale. Diego Lopez l’ha rimesso in circolo, Davide Dionigi l’ha rilanciato: «Lo ringrazio, mi sento in forma, adesso spero di poter giocare di più», disse dopo aver contribuito con una rete al successo sulla Salernitana (3-1). Per sfortuna di Dionigi, dopo un’altra prodezza nella sfida d’andata con la Spal (2-3), Bjarnason è venuto a mancare nella trasferta che ha provocato l’ennesimo ribaltone in panchina (ko 2-1 ad Ascoli). Del suo ritorno si è invece giovato Pep Clotet. Bjarnason ha preso pure a segnare con frequenza: bersaglio centrato contro Cosenza (vittoria per 2-0), Empoli (sconfitta per 4-2) e Spal (sua vittima preferita, battuta 3-1 l’altro ieri). Si parla di possibile rinnovo, per Birkir. E non c’è da stupirsi guardando la sua carta d’identità (33 anni da compiere il 27 maggio). Il simbolo e veterano della nazionale islandese non ha solo un curriculum da giramondo (ex Standard Liegi, Pescara, Sampdoria, Basilea, Aston Villa, Al-Arabi), ma anche qualità tecniche, tattiche, atletiche che l’età non ha compromesso, che l’esperienza ha anzi arricchito e che, soprattutto, nulla hanno a che vedere con la Serie B. In questo campionato Bjarnason dà l’impressione a volte di giocare in ciabatte e accappatoio: non è indolenza, è la sicurezza di chi sa cosa fare, come muoversi, quando farlo. Spreca meno energie di chi corre ovunque come un ossesso perché sa incidere nelle situazioni che contano: il contrasto vinto, la palla rubata, l’assist giusto, il tempismo per avviare e poi andare a chiudere l’azione. Nessuno come lui, in questo Brescia, sa essere mezz’ala, playmaker, all’occorrenza esterno, tranquillamente trequartista. Il Vichingo è l’arma in più per agguantare i playoff. Un pilastro, possibilmente, su cui costruire la squadra che verrà. A prescindere dalla categoria.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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