Brescia, attento al Grifone: la sua vera forza è l’umiltà

di Alberto Armanini
Il colpo risolutivo firmato da Rodrigo Palacio lo scorso 1 marzo: grazie a una straordinaria prova de «El Trenza», coronata da un gol nel finale, il Brescia ha piegato 2-1 la resistenza del PerugiaL’attaccante Flavio Bianchi, in campo da 2’, esulta dopo il gol del momentaneo pareggio al Rigamonti col  Perugia
Il colpo risolutivo firmato da Rodrigo Palacio lo scorso 1 marzo: grazie a una straordinaria prova de «El Trenza», coronata da un gol nel finale, il Brescia ha piegato 2-1 la resistenza del PerugiaL’attaccante Flavio Bianchi, in campo da 2’, esulta dopo il gol del momentaneo pareggio al Rigamonti col Perugia
Il colpo risolutivo firmato da Rodrigo Palacio lo scorso 1 marzo: grazie a una straordinaria prova de «El Trenza», coronata da un gol nel finale, il Brescia ha piegato 2-1 la resistenza del PerugiaL’attaccante Flavio Bianchi, in campo da 2’, esulta dopo il gol del momentaneo pareggio al Rigamonti col  Perugia
Il colpo risolutivo firmato da Rodrigo Palacio lo scorso 1 marzo: grazie a una straordinaria prova de «El Trenza», coronata da un gol nel finale, il Brescia ha piegato 2-1 la resistenza del PerugiaL’attaccante Flavio Bianchi, in campo da 2’, esulta dopo il gol del momentaneo pareggio al Rigamonti col Perugia

Affrontare il Perugia è come entrare in un buco nero. La squadra di Alvini ha una capacità quasi sadica di imbruttire chi si trova di fronte. Gioca il calcio pragmatico di chi viene dalla Serie C e sa che dovrà pedalare più di tutti gli altri per cavarsela. Che poi è anche il comandamento di un allenatore che si è fatto strada partendo dal basso, ha vinto quattro campionati e due Coppe Italia nei dilettanti e conquistato una promozione in B con la Reggiana. Ora bussa alle porte dei play-off. «Per vincerli», ha assicurato nella conferenza stampa post-Monza. Vero, ma senza snaturare la squadra, che al Rigamonti non baderà più di tanto allo svantaggio dato dalla classifica, non cercherà di andare contro natura ma proverà a fare la solita gara di sempre. Per capire il Perugia bisogna entrare nella testa di Alvini, scavare in un passato in cui Brescia ha significato prima Carpenedolo, Rudianese e Verolese e poi Feralpisalò. La gavetta, certo. Ma anche 708 panchine e qualche migliaio di allenamenti vissuti quasi sempre da «underdog», da sfavorito assoluto, con la prima preoccupazione di disinnescare gli altri. Il rovescio della medaglia è che Alvini ha pure l'animo del vincente, che non si accontenta di disinnescare ma vuole pure fare male. Dopo alcune evoluzioni tattiche, con l'abbandono progressivo della difesa a 4 per la difesa a 3, il suo calcio è approdato al 3-4-1-2. Un sistema di gioco che quest'anno il Brescia ha affrontato altre 3 volte con 2 successi (Parma e Crotone) e un pari (Alessandria). Ma con il Perugia è stata un'altra storia. Vero che nei confronti diretti c'è equilibrio complessivo, con l'1-0 per gli umbri dell'andata e il 2-1 in rimonta al ritorno. Ma una piccola postilla deve far riflettere. Nei 120 minuti giocati in parità numerica il Brescia ha tirato in porta soltanto 3 volte. Le altre 7 sono arrivate nell'ora di gioco con l'uomo in più al ritorno, con il vento in poppa e la necessità di ribaltarla. A parità di uomini è stata una matassa molto ardua da districare. Il Perugia gioca un calcio di grande realismo, pragmatico. Non c'è filosofia in quello che fa né ideologie che vengono anteposte agli uomini. L'idea di gioco è sempre al servizio degli interpreti, mai il contrario. Il baricentro è medio (50,7 metri), il pressing e la difesa posizionale vengono alternati a seconda dell'avversario e delle sue qualità. È indiscutibilmente la miglior squadra dei play-off per duelli vinti (4615 in 38 gare) e per durata media del possesso avversario (12 secondi), il che denota forza individuale e organizzazione collettiva. Il pragmatismo, poi, si vede soprattutto nella distribuzione del pallone. Perché il Perugia è la miglior squadra dei play-off per percentuale di passaggi in verticale (49,7%) mentre il Brescia occupa la quartultima posizione. Alvini, che viene dall'esperienza negativa ma formativa di Reggio Emilia, ha compreso di poter sfruttare meglio la capacità dei suoi giocatori di risalire il campo con rapidità. Su tutti Lisi, Falzerano e Kouan, un jolly nelle due fasi, così come Matos e Segre, entrambi molto abili senza palla. Salvatore Burrai è invece il giocatore da cui può nascere il passaggio chiave che può cambiare la partita. E poi c'è De Luca, attaccante da 10 centri con 3 rigori. Con queste premesse è tassativo il divieto di prendere gol. Andare sotto, specie in 11 contro 11, è un rischio che il Brescia non deve permettersi di correre. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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