Brescia è in un club esclusivo di lusso grazie a Palacio

di Alberto Armanini
Rodrigo Palacio, 39 anni: per l’attaccante argentino, arrivato in agosto da svincolato, 2 reti in campionato FOTOLIVE
Rodrigo Palacio, 39 anni: per l’attaccante argentino, arrivato in agosto da svincolato, 2 reti in campionato FOTOLIVE
Rodrigo Palacio, 39 anni: per l’attaccante argentino, arrivato in agosto da svincolato, 2 reti in campionato FOTOLIVE
Rodrigo Palacio, 39 anni: per l’attaccante argentino, arrivato in agosto da svincolato, 2 reti in campionato FOTOLIVE

Inter, Milan, Torino, Lazio, Salernitana, Parma e… Brescia. La curiosità, passata inosservata a suo tempo, è tornata di attualità questa settimana. Con l’ingaggio di Sergio Romero, il Venezia è entrato nel ristretto club delle squadre di A e B con almeno un giocatore che abbia disputato una finale dei Mondiali. Il portiere argentino era il titolare della finale di Sudafrica 2014, vinta dalla Germania con gol decisivo di Mario Gotze nei tempi supplementari. Un piccolo club virtuoso, una ristretta cerchia di 8 società tra massima serie e cadetteria, a cui appartiene a pieno titolo anche il Brescia. Il giocatore della rosa di Inzaghi che ha preso parte a una finale mondiale è Rodrigo Palacio: stessa partita di Romero, solo con un minutaggio diverso. Palacio ha giocato gli ultimi 12 minuti dei tempi regolamentari più i 30 dei supplementari, subentrato a Gonzalo Higuain per dare nuova linfa alla fase offensiva della nazionale di Alejandro Sabella, accanto a Leo Messi. A ben vedere ha avuto pure la chance per portare in vantaggio i suoi, nel primo tempo supplementare, con un pallonetto poi terminato a lato nella zona di conflitto tra Neuer e Boateng. Occasione simile a quella che Goetze, invece, ha realizzato al 113’ portando i tedeschi sul tetto del mondo. Acqua passata, chiaro, anche se El Trenza avrà sognato a lungo quel pallone «ciccato» sul più bello. Ciò che oggi conta di più, almeno nel contesto in cui Palacio si trova a giocare adesso, è il dato in sé. Non è da tutti poter disporre di un calciatore che, persa o vinta, abbia giocato la finale dei Mondiali. In Serie A è una questione che riguarda l’Inter con Brozovic, il Milan con Rebic e Giroud, la Lazio con Pedro (il portiere Reina era in panchina), la Salernitana con Ribery e il Torino con Pjaca. Anche in B, oltre al Brescia, c'è chi fa parte del club. È il Parma, con il sempiterno Gigi Buffon ultimo rappresentante della generazione di italiani che ha trionfato a Berlino il 9 luglio del 2006 nella finale vinta ai rigori contro la Francia di Zidane. E oltre a Buffon solo Giroud e Pedro possono dire di averla vinta, la loro finale. La curiosità, naturalmente, si riflette anche sugli allenatori. Insieme con Pioli, Juric, Sarri, Castori, Maresca e il fratello Simone, Pippo Inzaghi è uno degli 8 tecnici italiani che possono allenare un calciatore che abbia calcato quel palcoscenico. Un privilegio che a lui è sfuggito. In Germania, infatti, Inzaghi ha giocato in tutto solo mezz'ora (segnando però un gol decisivo) nell'ultima partita dei gironi contro la Repubblica Ceca. Gara iconica, con quella corsa verso la porta di Cech e il gran rifiuto dell'assist a Simone Barone per segnare in solitaria. E naturalmente poi Inzaghi ha festeggiato con la squadra a Berlino. Chissà se Inzaghi e Palacio abbiano parlato anche di questo nelle scorse settimane. E di quella fetta d’esperienza indispensabile per un gruppo che punta a traguardi ambiziosi e deve imparare velocemente cosa sia la mentalità vincente. Da un allenatore e da un calciatore che hanno giocato una finale mondiale può derivare un passaggio non da poco, specie per una squadra così giovane. Anche se si tratta di ricordi lontani, un po’ di questa linfa non può che far bene al Brescia. In fin dei conti lo stesso presidente biancazzurro Cellino ha dimostrato più di una volta il suo apprezzamento per campioni e vice campioni del mondo. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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