Brescia, la spinta in più dalla concorrenza interna

di Alberto Armanini
Filippo Inzaghi, allenatore del Brescia: sperava di avere l’imbarazzo della scelta ed è stato accontentato dalla società, che ha allestito una rosa competitiva AGENZIA FOTOLIVE/Simone VeneziaDimitri Bisoli e Massimiliano Mangraviti durante il test stravinto contro il VeneziaFOTOLIVEMehdi Leris, centrocampista ex Sampdoria: può giocare in attacco FOTOLIVE
Filippo Inzaghi, allenatore del Brescia: sperava di avere l’imbarazzo della scelta ed è stato accontentato dalla società, che ha allestito una rosa competitiva AGENZIA FOTOLIVE/Simone VeneziaDimitri Bisoli e Massimiliano Mangraviti durante il test stravinto contro il VeneziaFOTOLIVEMehdi Leris, centrocampista ex Sampdoria: può giocare in attacco FOTOLIVE
Filippo Inzaghi, allenatore del Brescia: sperava di avere l’imbarazzo della scelta ed è stato accontentato dalla società, che ha allestito una rosa competitiva AGENZIA FOTOLIVE/Simone VeneziaDimitri Bisoli e Massimiliano Mangraviti durante il test stravinto contro il VeneziaFOTOLIVEMehdi Leris, centrocampista ex Sampdoria: può giocare in attacco FOTOLIVE
Filippo Inzaghi, allenatore del Brescia: sperava di avere l’imbarazzo della scelta ed è stato accontentato dalla società, che ha allestito una rosa competitiva AGENZIA FOTOLIVE/Simone VeneziaDimitri Bisoli e Massimiliano Mangraviti durante il test stravinto contro il VeneziaFOTOLIVEMehdi Leris, centrocampista ex Sampdoria: può giocare in attacco FOTOLIVE

La concorrenza è il sale del libero mercato e delle squadre ambiziose. Garanzia di stimoli, alternative e variazioni sul tema casomai lo spartito principale non andasse bene. È soprattutto una filosofia. Aut aut: o se ne accettano le regole o si è tagliati fuori. Le ultime due finestre di mercato del Brescia l'hanno portata ad un livello nuovo. Si è chiuso con un passato di primi violini e prime donne, di mal di pancia e pretese per spalancare un presente in cui nessuno può dire di avere il posto garantito. Se si esclude la linea difensiva, dove oggi come oggi sembra esserci un quartetto base definito (Karacic, Cistana, Mangraviti, Pajac), tutti gli altri reparti della squadra sono variabili. A centrocampo ci sono tre posti per otto giocatori: Andreoli, Bertagnoli, Bisoli, Cavion, Jagiello, Labojko, Ndoj e van de Looi. Sulla trequarti uno per quattro: Olzer, Spalek, Skrabb e Tramoni. In attacco due per cinque: Ayé, Bajic, Leris, Moreo e Palacio. Anche tra i pali, a dirla tutta, ci sono tre potenziali titolari per un posto. Sebbene Joronen sia considerato un titolarissimo, Perilli e Linnér sono potenziali numeri uno. Ma quel che più conta, dopo due giornate di campionato, sei punti, sette gol fatti e uno subito, è che la maglia del Brescia è un obiettivo da raggiungere e non un diritto acquisito per nascita. Esattamente come Massimo Cellino ha fatto intendere scrivendo sopra la porta dello spogliatoio che la maglia va «indossata con orgoglio». Va da sé che per arrivare a indossarla occorre guadagnarsela. Centrocampo. Nel calcio secondo Pippo Inzaghi, il Brescia ha due playmaker: van de Looi e Labojko. Sono due giocatori che interpretano la regia in modo diverso ma quel compito toccherà a uno di loro. Discorso diverso per le mezzali. Tenendo il giovane Andreoli fuori dal discorso collettivo - è evidente che il suo nome può tornare buono solo per eventuali spezzoni o rotazioni -, il pacchetto è composto da alcuni giocatori tecnici e altri di sostanza. Alla prima categoria appartengono Cavion, Jagiello e Ndoj, gente dal piede caldo che sa vedere la porta e dettare il passaggio. Bisoli fa più parte del secondo gruppo, un tuttocampista che nell'evoluzione della sua carriera ha forse mancato la metamorfosi offensiva ed è più uomo di sostanza. Bertagnoli si sta invece rivelando come un centrocampista tattico, pedina di equilibrio e di grande intelligenza, uno da lavoro silenzioso e prezioso. Trequarti. Dietro alle due punte - o in posizione larga, se Inzaghi decide di cambiare assetto - serve estro, intuizione, velocità d'esecuzione. Caratteristiche che non si trovano in Spalek, un'ex ala che è stata adattata al centro per esigenze tattiche, ma sono ben visibili in Tramoni e Olzer. Lo sarebbero anche in Skrabb, ma il finlandese è fuori dal progetto tecnico. Attacco. Il centravanti classico è Riad Bajic. Non ci piove. Le sue caratteristiche lo mettono un passo avanti ai compagni nelle gerarchie di reparto, essendo Inzaghi un tecnico che preferisce avere un riferimento fisso. Ayé e Moreo sono le due seconde punte, giocatori che condividono lo spirito di sacrificio e la quantità ma che possono tornare utili anche in zona gol. Leris è un ibrido. Tra Chievo e Samp è stato reimpostato centrocampista, ma Inzaghi probabilmente lo riporterà in attacco, come già accadeva ai tempi della primavera juventina. Palacio è invece la variabile impazzita, il talento puro, l'asso pigliatutto che può essere usato a seconda del momento. Può sbloccare le partite complesse con una giocata, servire dall'inizio in un piano gara che punti all'onda d'urto sull'avversario oppure può essere un gestore, uno di quei marpioni che permettono di controllare nei minuti conclusivi e di giocare con il cronometro. Gira e rigira è un Brescia senza titolari designati che può giostrare una rosa chilometrica senza paura di sbagliare. Presupposti da campionato di vertice e da gruppo di valore. La sfida sarà mantenere la testa sulle spalle e guardare il «noi» fino all'ultimo giorno.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti