L'ANALISI

Brescia: "Violenza da condannare". Ma c'è paura della stangata

di Vincenzo Corbetta
Si temono una maxi squalifica del Rigamonti e una super multa. Un’annata partita con altri obiettivi e poi conclusa in modo orribile

Gli incidenti post Cosenza di giovedì sera non potranno restare impuniti. E il timore è una stangata memorabile: maxi squalifica del Rigamonti (2 o 3 giornate), mega multa alla società. E le residue possibilità di ripescaggio o riammissione, se qualche società dovesse avere difficoltà di carattere finanziario, potrebbero essere definitivamente compromesse.

La presa di posizione della società

Intanto la società biancazzurra, in un comunicato pubblicato nel tardo pomeriggio di ieri sul proprio sito ufficiale, condanna quanto accaduto giovedì sera: «Brescia Calcio si dissocia e condanna ogni episodio di violenza e ogni forma di guerriglia incivile avvenuta nella serata di ieri, esprimendo la propria vicinanza e solidarietà a tutti coloro che hanno tifato e presenziato civilmente alla gara nonché alle forze dell’ordine per il lavoro svolto», si legge nella nota. «I fatti accaduti non hanno nulla a che fare con lo sport, il calcio e il vero tifoso - prosegue il comunicato -. Si tratta di fatti che hanno danneggiato l’immagine di Brescia città, nell’anno in cui è capitale della cultura, di Brescia società con 112 anni di storia, fatti che non rispecchiano in alcun modo i valori morali, etici e comportamentali che Brescia Città e Brescia Calcio hanno sempre trasmesso».

Un epilogo inaspettato

Rimane l’epilogo orribile di un’annata partita con altre premesse, 5 vittorie nelle prime 6 giornate, la Serie C alla quale nessuna voleva credere, tra cui chi scrive. No, il Brescia in Lega Pro non esiste proprio ma non perché il verdetto del campo non vada rispettato, ma per la sua storia. Che non va in campo, d’accordo, ma chi avrebbe dovuto comprenderlo non lo ha mai fatto. Dopo l’inizio al fulmicotone è bastata una sconfitta, il 2-6 di Bari del 1° ottobre al 7° turno, per far emergere le prime crepe, per far sbottare Cellino: «A Bari una figura di m...».

Un susseguirsi di partite non vinte e di allenatori in panchina

Da allora il Brescia ha vinto altre 4 delle successive 32 gare, lo stesso numero degli allenatori cambiati dal presidente: da Clotet ad Aglietti, da Aglietti a Possanzini, da Possanzini a Clotet, da Clotet a Gastaldello. Una girandola che si è concentrata nei primi 2 mesi del 2023, che ha senza dubbio scombussolato la squadra, già in difficoltà per le vicende giudiziarie del suo datore di lavoro. Viene da chiedersi perché un presidente costretto a convogliare le energie mentali in tutt’altre faccende, non abbia lasciato carta bianca ai suoi collaboratori, in primis al direttore dell’area tecnica Giorgio Perinetti. Quanto al campo, il presidente ha perduto clamorosamente la scommessa Ayé.

La "scommessa" (persa) di Ayé

Acquistato nell’estate 2019, dopo la promozione in A, il francese ha conquistato il posto fisso in attacco nonostante la presenza del duo Donnaruma-Torregrossa e di Balotelli. Puntando su di lui in questi 4 anni, il Brescia ha perso 2 categorie passando dalla Serie A alla C. Non è colpa di Ayé, ma di chi l’ha imposto contro il buon senso. Nell’unica annata degna di rilievo, il 2020-21, Ayé ha segnato 16 reti ma con gli stadi chiusi per la pandemia. Il suo ruolino in biancazzurro, 31 reti in 132 partite, è una media da discreto centrocampista e non da bomber. E valgono zero il record di gol consecutivi strappato a Baggio (7 giornate nel 2020-21) e di straniero più prolifico di sempre del Brescia. Il resto? Sia lode a Cistana, che negli ultimi 2 mesi ha giocato su una gamba sola; a capitan Bisoli leader vero. Infine una domanda: perché, soprattutto in una gara come quella di giovedì, Gastaldello ha rinunciato alla qualità di Olzer e Ndoj? Perché Galazzi inserito soltanto a metà ripresa? Ora è più che mai necessario ricostruire, rivoluzionare. A partire dall’alto, se possibile. 

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