Jacobs guarda avanti «benedetto» da Borzov «Ora il record del mondo»

di Silvia Avigo
Marcell Jacobs, 27 anni, riceve la medaglia d’oro olimpica dal grande Valerj Borzov, 71, durante il Festival dello sport della Gazzetta dello Sport
Marcell Jacobs, 27 anni, riceve la medaglia d’oro olimpica dal grande Valerj Borzov, 71, durante il Festival dello sport della Gazzetta dello Sport
Marcell Jacobs, 27 anni, riceve la medaglia d’oro olimpica dal grande Valerj Borzov, 71, durante il Festival dello sport della Gazzetta dello Sport
Marcell Jacobs, 27 anni, riceve la medaglia d’oro olimpica dal grande Valerj Borzov, 71, durante il Festival dello sport della Gazzetta dello Sport

Dal trionfo degli azzurri agli Europei di calcio alle medaglie olimpiche e paralimpiche, senza dimenticare gli ori continentali della pallavolo e i trionfi del «nostro» Sonny Colbrelli agli Europei e alla Parigi-Roubaix di ciclismo. La quarta edizione del Festival dello Sport, organizzato dalla Gazzetta, quest’anno non è stata solo una grande festa ma soprattutto l’orgoglio italiano che abbraccia e omaggia con riconoscenza i suoi campioni, tra i quali non poteva mancare Marcell Jacobs, «il desenzanese d’oro», che alle Olimpiadi ha conquistato l’oro nei 100 metri, la gara delle gare (oltre alla 4x100) con gli occhi del mondo puntati addosso. «Essere a questo Festival è sempre stato un sogno, ringrazio per l’accoglienza e soprattutto per questo applauso, il più lungo che ho ricevuto nella mia vita», le prime parole del campione desenzanese sul palco dell’auditorium di Santa Chiara a Trento. Nel suo abbigliamento risalta un paio di scarpe targate 9“80, come il tempo con cui ha conquistato l’oro nei 100 metri a Tokyo. «Rivedere questa gara è sempre una grande emozione, in quegli istanti mi sono giocato tutto il lavoro di una vita e ancora non riesco a crederci di aver vinto - dice Jacobs nel ripercorrere i momenti della sua impresa ai Giochi -. Nelle 2 ore tra la semifinale e la finale dei 100 ero sfinito, sono andato dal mio allenatore e gli ho detto basta. Poi, come sempre, ho sentito al telefono la mia mental coach, che mi ha ricaricato. E ulteriore carica è arrivata dal trionfo di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, pochi minuti prima che partisse la mia finale. Sono sceso in pista determinato, sentivo di potercela fare, vedevo solo la terza corsia e il traguardo». Dalla falsa partenza che non l’ha minimamente deconcentrato a quegli istanti in cui ha capito di essere davanti a tutti, fino all’arrivo, non risparmia i dettagli, l’uomo-jet gardesano, che allarga il discorso anche alla sua famiglia e ai problemi dell’atletica che vedono protagonista proprio Desenzano e la pista su cui ha mosso i primi passi ancora bambino. «Oggi mi alleno a Roma, ma proprio dove il mio sogno è iniziato ci sono problematiche tra i corsi di atletica e il calcio - spiega Jacobs -. Sono il primo ad aver sempre spronato le famiglie a iscrivere i loro figli perché fare atletica è una scuola di vita: per questo sono ancor più dispiaciuto. La pista è impraticabile, non credo che il prato si possa rovinare con i bambini che corrono. Spero si trovino al più presto soluzioni per coesistere». Ma come cambia la vita a un uomo di 27 anni, padre di 3 figli, dopo 2 medaglie d’oro alle Olimpiadi? «Mi alleno anche più di prima - la risposta -, ogni ritaglio lo dedico ai miei figli, per loro voglio essere un esempio e guardo già ai prossimi traguardi. Dal record europeo miro a quello del mondo. Non escludo un giorno di tornare anche al salto in lungo, se il fisico me lo permetterà e ho sbagliato a mettere un annuncio sui social per una baby sitter: sono stato preso d’assalto». Con lui sul palco del Festival, Valerij Borzov, il velocista sovietico 2 volte campione olimpico a Monaco 1972 nei 100 e nei 200, campione europeo in carica dei 100 metri dal 1969 al 1978,che ha voluto mettergli la medaglia al collo per la seconda volta dichiarando: «La prima volta per le Olimpiadi, questa per il futuro». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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