La dura legge di una squadra ormai grande

Dimitri Bisoli in azione contrastato dal vicentino Calderoni
Dimitri Bisoli in azione contrastato dal vicentino Calderoni
Dimitri Bisoli in azione contrastato dal vicentino Calderoni
Dimitri Bisoli in azione contrastato dal vicentino Calderoni

La dura legge della grande squadra. Che vince soffrendo (o in questo caso soffre vincendo) ed esce da un inferno di partita con le ossa ancora intere e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande. Forse di grandissimo. La partita va analizzata su tre piani. Tattico, tecnico, agonistico. Partendo dal fondo (e dagli avversari), il Vicenza ha giocato più di rabbia che di strategia. Raddoppi sistematici sul portatore di palla, linee strette e corte, tanta foga e voglia di capovolgere la stagione. Ingredienti sfornati anche da altre avversarie che però il Brescia sembra ormai aver imparato a domare. La risposta è stata, appunto, da grande squadra. Un Brescia capace di ragionare e far arrivare ossigeno al cervello nei momenti chiave. Sull'1-0 il self control è servito a tutti quanti per acciuffare subito il pareggio. In occasione del rigore - e di altre tre situazioni decisive - è stato l'arma segreta di Joronen, una volta di più uomo di ghiaccio e portatore di punti. E anche dopo il 2-3 di Giacomelli la reazione collettiva è stata più di testa che di pancia. Lo dimostra l'atteggiamento di Moreo, che al 2' di recupero ha puntato dritto per dritto la bandierina e non ha cercato di capitalizzare un ghiotto 4 contro 1 a favore. Dal punto di vista tattico si è visto ciò che era lecito aspettarsi. Il Vicenza ha accolto il Brescia con una sorta di 4-3-1-2 con Dalmonte seconda punta atipica, allargato a sinistra per creare patemi a Mateju e Leris, e Proia, scheggia impazzita tra le linee, un po' trequartista e un po' attaccante di raccordo. Manco a farlo apposta, il gol dell'1-0 è arrivato proprio da quell'idea di stare in campo, con una ripartenza rapida sul lato di Dalmonte e la conclusione vincente di Proia. Va da sé che nel secondo tempo il sistema di gioco sia saltato, con un Vicenza disperato passato a 3, poi a 2, poi a 1. Il Brescia ha risposto con un 4-3-2-1 equilibrato, in cui Leris è stato ago della bilancia nelle due fasi, Bisoli equilibratore e Palacio tuttocampista. Nel secondo tempo è finito come contro il Pordenone, con Mangraviti terzino sinistro nella linea di quattro (e non a tre) per mantenere un approccio conservativo. In una gara dirottata verso il Brescia dagli episodi la differenza l'ha fatta l'aspetto tecnico. Il Vicenza ha regalato il primo gol per lo scivolone di Padella, ha perso una palla sanguinosa sul raddoppio, ha sbagliato un rigore e ha preso due pali e una traversa. Il Brescia, che non ha giocato la partita di maggiore qualità della stagione, ha fatto egregiamente quello che andava fatto bene. Sono tanti piccoli frammenti che hanno un peso specifico ben superiore dei legni vicentini (che sono, appunto, legni e non gol). La menzione speciale è per il secondo gol di Bertagnoli ma ci sono contenuti di grande qualità anche nei due assist di Bajic, nella capacità di gestione di Palacio e nelle parate di Joronen. Ingredienti da grande squadra.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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