D’accordo che avere un bomber in rosa non solo fa comodo, ma porta punti. Ma se il bomber è l’unico che trova la via del gol, c’è qualcosa che non va. Il Brescia, in questo momento, è tenuto in piedi dai gol di Ayé, un giocatore che la via della rete non l’ha trovata in tutto il campionato di Serie A e per buona parte del girone di andata, a parte le gare di campionato con Lecce ed Entella e in Coppa Italia contro il Perugia. Nel girone di ritorno il francese si è scatenato: segna di rapina (la doppietta al Cittadella, contro il Chievo), da distanza ravvicinata (Cremonese) e di testa (sabato a Chiavari). Il problema è che non è solo l’unico con la giusta cattiveria quando conclude, ma soprattutto non trova emuli nei compagni di squadra. Sugli 8 gol segnati nel girone di ritorno dai biancazzurri, ben 5 sono di Ayé che ha marcato gli ultimi 4. A dargli... supporto Jagiello ad Ascoli Piceno su punizione, Donnarumma contro il Cittadella in uno dei rari lampi dell’ultimo anno, Bisoli a Lecce. La storia di questa Serie B, ma non solo, dice che al Brescia non basta una rete per vincere. La recente eccezione contro il Chievo (1-0) non fa primavera. Dunque, serve maggiore determinazione sottoporta, mancata con tanta evidenza a Chiavari al culmine di un primo tempo ben controllato, per non dire dominato, sotto ogni punto di vista. Clotet insiste con il 4-3-1-2. E allora, nel modulo che prevede il trequartista, bisogna che ci sia il trequartista. Vero, non fasullo. Spalek non inventa, non manda in gol i compagni, segna pochissimo. Adesso c’è bisogno di gente di tecnica e fantasia, supportato da famelici del gol come lo era Donnarumma un tempo e come lo è ora Ayé, ma anche da gente di lotta, che pur di non fallire una rete e di non prenderla è disposta ad andare oltre i propri limiti. Questo serve. Alzi la mano chi si rassegna all’idea di un Brescia così malmesso e appeso quasi esclusivamente alla vena-gol di un singolo. V.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA