Pirlo e Baronio,
made in Brescia
sul tetto d’Italia

di Gian Paolo Laffranchi
Roberto Baronio sogna a occhi aperti con il trofeoLa dirigenza bianconera brinda con l’allenatore della Juventus Andrea Pirlo di ritorno da Reggio Emilia dopo la finale vinta FOTO JUVENTUSAndrea Pirlo felice con Gigi Buffon FOTO JUVENTUS
Roberto Baronio sogna a occhi aperti con il trofeoLa dirigenza bianconera brinda con l’allenatore della Juventus Andrea Pirlo di ritorno da Reggio Emilia dopo la finale vinta FOTO JUVENTUSAndrea Pirlo felice con Gigi Buffon FOTO JUVENTUS
Roberto Baronio sogna a occhi aperti con il trofeoLa dirigenza bianconera brinda con l’allenatore della Juventus Andrea Pirlo di ritorno da Reggio Emilia dopo la finale vinta FOTO JUVENTUSAndrea Pirlo felice con Gigi Buffon FOTO JUVENTUS
Roberto Baronio sogna a occhi aperti con il trofeoLa dirigenza bianconera brinda con l’allenatore della Juventus Andrea Pirlo di ritorno da Reggio Emilia dopo la finale vinta FOTO JUVENTUSAndrea Pirlo felice con Gigi Buffon FOTO JUVENTUS

Duri e decisi, con classe. Sorridono solo quando si rilassano e gli occhi diventano lucidi dall’emozione. Andrea Pirlo e Roberto Baronio erano così quando muovevano i primi passi con la V sul petto e non avevano neanche un filo di barba. Lo sono anche adesso che da tecnici della Juventus portano il made in Brescia sul tetto d’Italia. Pirlo allenatore, Baronio collaboratore: le loro mani sulla Supercoppa, primo trionfo - a spese del Napoli - dell’avventura in tandem in bianconero. Ne è passato di tempo, dal Torneo di Viareggio. Venticinque anni da quando il Brescia s’imponeva nel torneo giovanile più prestigioso e vantava gioielli invidiati da tutti. Baronio poi ha fatto una carriera da play di Serie A incrociando la strada di Pirlo anche lontano da casa, a Reggio Calabria e in azzurro con un titolo europeo Under 21 conquistato fianco a fianco. Il Genietto di Flero, dal canto suo, è diventato il Maestro del centrocampo: si è laureato campione del mondo nel 2006 con l’Italia e ha vinto tutto quello che c’era da vincere a livello di club. Anche con la maglia della Juventus. La prima finale in bianconero l’aveva persa 2-0 con il Napoli: era la Coppa Italia 2012, a Roma decisero i gol di Cavani e dell’ex Brescia Hamsik. Pirlo si è rifatto adesso da tecnico con questo 2-0. Come rimettere le cose a posto e ricominciare a sognare dopo lo stentato avvio di campionato. «VINCERE una finale è sempre bello, ma da allenatore è ancora più emozionante!» ha esclamato Pirlo su Instagram, stringendo il suo primo trofeo. Al settimo cielo anche perché la Supercoppa Italiana ottenuta al Mapei Stadium grazie alle reti di Ronaldo e Morata è la miglior risposta possibile dopo lo scivolone nel derby d’Italia con l’Inter. «Una grande gioia - ha commentato -. Era importante vincere, mostrare l’orgoglio dopo l’ultima sconfitta. Non ci meritavamo tutte quelle critiche dopo la partita di San Siro. Ma fa parte del gioco, sono abituato, ho avuto una carriera lunga di alti e bassi, non mi tocca. So di avere una squadra forte e una società solida alle spalle. Lavoro con le mie idee. Le critiche sono normali, sono sereno, parleranno i risultati». Per imporre la sua legge al Napoli Pirlo ha dovuto condannare alla sconfitta il suo grande amico Gattuso: «Mi spiace per Rino, ormai siamo due allenatori su due panchine importanti. Mi porto a casa la vittoria. Non siamo quelli di San Siro e volevamo dimostrarlo, per farlo ci voleva una partita così». Vincere la Supercoppa non era riuscito 3 volte su 5 a Massimiliano Allegri, che aveva cominciato la sua avventura perdendo a Doha contro il Napoli (dopodiché però ha vinto la bellezza di 5 scudetti e 4 coppe Italia di fila). Nella scorsa stagione invece Maurizio Sarri era stato battuto dalla Lazio. Poco più di un anno dopo, nella sfida a distanza con il suo predecessore Pirlo è già 1-0 quanto a trofei. «Un buon buongiorno», sorride il suo amico e collaboratore Baronio abbracciando la Supercoppa. La rincorsa in campionato può ripartire con un altro spirito. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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