Prova di maturità dopo un primo tempo sofferto

Matteo Tramoni   cerca di impostare un’azione nel primo tempo
Matteo Tramoni cerca di impostare un’azione nel primo tempo
Matteo Tramoni   cerca di impostare un’azione nel primo tempo
Matteo Tramoni cerca di impostare un’azione nel primo tempo

Scoprire la paura senza dover fare i conti con punti persi e rimpianti è qualità da grande squadra. È il segnale di maturità che voleva Inzaghi, un nuovo distintivo che si aggiunge a quelli già collezionati e scrive un paragrafo nuovo sulle qualità della squadra. Al campionario di casistiche della stagione si aggiunge la partita (o meglio la frazione) di sofferenza. Quarantacinque minuti che il Brescia supera indenne e riesce a cancellare nell'intervallo. Dopo aver rischiato almeno quattro volte di andare sotto, la squadra impasta un secondo tempo letale, prova a vincere e alla fine addirittura stravince. Rientra in campo come se niente fosse, cambia il modo di gestire lo spazio e fa valere la netta differenza di qualità. Leris, Jagiello, Palacio e l'Alessandria non c'è più. Il gol di Corazza è quasi un caso. Il primo tempo è la nota dolente. Passa senza che si riesca a segnare come non era ancora successo in questo campionato. A differenza di Cosenza (Jagiello al 9') e Ternana (Bajic al 29') il gol che cambia l'inerzia non arriva e la partita resta ingarbugliata. Forse più del previsto. L'Alessandria pressa alto, manda in fatica il trio di centrocampo, annulla quello d'attacco e fa ballare divinamente i suoi quinti. Il Brescia, in campo con un 4-3-2-1 che non prevede il rientro di Tramoni e Jagiello sulla linea di centrocampo, patisce il traffico laterale e concede a Beghetto e soprattutto Mustacchio di giocare almeno quattro palloni avvelenati. Gli errori di Chiarello, Bruccini e Corazza sono un regalino che permette di andare all'intervallo senza ferite. Qui Inzaghi potrebbe fare la rivoluzione ma decide di sostituire il suo «giocatore tattico», un Bertagnoli per giunta ammonito, per ottenere muscoli, corsa e sacrificio da Bisoli. L'onda d'urto del cambio è il gol di Leris, che nasce da un cross di Pajac e pizzica la difesa dell'Alessandria fuori posizione. Il resto è l'evidente conseguenza della profondità della rosa a disposizione di Inzaghi. Nessuna strategia tattica particolare. Si resta con il 4-3-2-1 per poi chiudere con la difesa a 3 e blindare i tre punti. Il vantaggio è gestito cambiando l'attacco con gli ingressi di Moreo e Palacio, direttamente coinvolti nel 2-0 e del 3-1. Un peso specifico enorme sui tre punti. Va detto che l'Alessandria è squadra contraddittoria. Fa un primo tempo alla grande mettendola sugli spazi, sull'agonismo e sul pressing. Poi però perde due palloni decisivi forzando la costruzione da dietro. Longo non abbandona la filosofia giochista e si fa impartire una lezione di pragmatismo da Inzaghi. L'emblema di questo percorso al ribasso è Corazza, che ha già segnato gli stessi gol di tutta la scorsa stagione per una ricompensa di punti zero. È la B, una categoria che ora il Brescia ha il diritto di andare a comandare.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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