Una nuova pagina del nostro Risorgimento

di Alberto Bicocchi

Sono andato a rileggermi la rubrica che avevo scritto dopo Vicenza-Brescia della scorsa stagione (0-3), quando il Brescia era entrato per la prima volta in zona play-off. E non posso non citare nuovamente «Alla vittoria» di Carducci! Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia Leonessa d’Italia. Quali migliori strofe, se non queste, per descrivere la soffertissima vittoria nella battaglia del Menti. Vincere queste partite è un segnale - Inzaghi dixit – ed è proprio così. Segnale di una grande squadra. Il trionfo del collettivo, come l’ha definito Corbetta: tutti hanno la stessa vis pugnandi e tutti han contribuito ad issare il vessillo leonino nella terra veneta: da Joronen, il nostro scudo di protezione, al capitano Bisoli, linfa vitale dell’esercito bresciano, a Bertagnoli sempre più nei panni dell’incursore, a Bajic che lotta come un leone, tiene palla e fa segnare, a Palacio, che dribbla come un ragazzino, ai subentrati. «Vi va tutto bene, che fortuna! - mi dice un amico salentino -: con la Cremonese sbaglia il rigore Ciofani, col Vicenza Diaw, poi pali, traverse». Gli rispondo con le stesse parole di Armanini, cioè pali e traverse non sono gol e che una grande squadra non è in testa per caso. Poi aggiungo: «Vedi che il Lecce deve tifare Brescia. Ti spiego: nel 2018-19 siam saliti noi e poi voi; nel 2019-2020 siamo scesi noi e poi voi; nel 2020-21 non siamo saliti noi e nemmeno voi. Quindi...». Che bello vedere il Brescia lassù. Gli altri parlano di fortuna? Dantescamente, «non ti curar di loro, ma guarda e passa». E pensare che all’appello mancano ancora Ayè (17 gol l’anno scorso), Ndoj (6) ed anche il miglior Jagiello (6). Cellino, con il suo staff e il generale Inzaghi, stanno scrivendo una nuova pagina di storia del Risorgimento bresciano. E l’esercito biancazzurro ora fa davvero paura a tutti. Avanti marsch! •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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