L'ultima intervista a Tavecchio: «Il Trofeo Bresciaoggi fa bene ai ragazzi»

di Michele Laffranchi
«Quando siamo entrati in azione nel 2021 - raccontò il presidente del Comitato lombardo Figc - abbiamo trovato una situazione molto complicata, per il Covid. Siamo riusciti a portare a termine l’Eccellenza, a fronte dell’assoluta indifferenza di politica, regioni ed ente locali».
Carlo Tavecchio, presidente Federcalcio tra il 2014 e il 2016, dà il benvenuto ad Antonio Conte alla guida dell’Italia
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Carlo Tavecchio avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 13 luglio: il presidente del Comitato lombardo della Figc, che non aveva affatto perso il proverbiale smalto, due settimane fa tracciò un bilancio dei primi due anni della sua seconda presidenza, a poco più di due anni dal suo reinsediamento sul trono regionale (era il 9 gennaio del 2021 quando superò per una manciata di voti il medico bresciano Alberto Pasquali), in vista dell’importante assemblea ordinaria biennale del 14 gennaio. Dai problemi affrontati a quelli da risolvere, il dirigente comasco Tavecchio non aveva riposto la «spada».

Presidente, che biennio è stato?
Mi fa una domanda amplissima: quando siamo entrati in azione nel 2021 abbiamo trovato una situazione molto complicata, a causa ovviamente di quello che stava succedendo in tutto il Paese col Covid. Siamo riusciti a portare a termine l’Eccellenza, a fronte dell’assoluta indifferenza di politica, regioni ed ente locali. Il calcio lombardo vanta 180 mila tesserati e 40 mila dirigenti: ebbene, ci sono stati dati 66 mila euro di contributi. Faccia lei i calcoli…

All’incirca sarebbero 30 centesimi a testa…
Non bastano neanche a bere un caffè: infatti il primo bilancio della nostra gestione è stato chiuso con un passivo di 600 mila euro, perché per non mettere in ulteriore difficoltà le società abbiamo preferito fare uno sforzo in più noi del comitato. I problemi riguardavano però anche l’agonistica vera e propria…

Per esempio?
Una sfilza di campi erano in deroga, poiché non a norma: la situazione degli impianti era molto grave. Così come quella degli allenatori: 750 esercitavano senza patentino. Abbiamo organizzato un sacco di corsi per cercare di attenuare il problema, che in parte è stato risolto. Come quello della mancanza di arbitri, del resto, con partite spostate o ricollocate. Tante circostanze delicate, che siamo riusciti comunque a tappare. Anche a livello provinciale, perché tra le varie federazioni c’erano faide aperte vere e proprie: siamo arrivati a una pacificazione.

Il prossimo biennio della sua gestione sarà allora in discesa?
Aspettiamo a esultare, ci sono altre situazioni piuttosto problematiche, che riguardano l’aspetto politico. E per questo ancora più complesse...

Cioè?
La Legge Spadafora è la principale preoccupazione: porterà a una notevole burocratizzazione della maniera di fare calcio, con tutto ciò che ne consegue a livello pratico per gli sforzi delle società. Così come l'altro grande tema, quello dell'abolizione del vincolo sportivo. Noi ci opporremo strenuamente: ho proposto una conferenza nazionale all'Lnd, vengano a dirci come la pensano veramente sul vincolo. Se è stato inserito nel Milleproroghe vuol dire che c’è ancora la possibilità di fare delle correzioni…

Arriviamo all’appuntamento di sabato, con l’assemblea ordinaria biennale. Quanto conta la presenza delle società?
Tantissimo. Se non partecipiamo quando ne abbiamo la possibilità, come faremo a cambiare le cose? Ci sarà anche Giancarlo Abete, presidente della Lega Nazionale Dilettanti: gli esporremo i nostri "cahiers de doléances", per dare modo alle società lombarde di far sentire la loro voce. Presenteremo il nuovo bilancio, che abbiamo riportato in pari, nonostante tutte le difficoltà incontrate nel primo anno.

Cosa pensa della Coppa Brescia-Trofeo Bresciaoggi, che il delegato provinciale Stefano Facchi ha rinnovato nel format in questi due anni? Potrebbe essere un prodotto «esportabile»?
L’iniziativa la conosciamo ed è lodevole: fa bene ai ragazzi, questo è il suo merito maggiore. Prima di replicarla è necessario risolvere problemi di natura politica e non di poco conto. Sono tornato per spirito d’abnegazione, perché mi è stato chiesto di srotolare queste matasse: Brescia, con Bergamo e Milano, è una provincia che supera le 600 società iscritte. È sacrosanto che dall’alto imparino a sentire la nostra voce. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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