SERIE B

Ecco il Brescia secondo Clotet-2 «Calcio d'attacco»

di Vincenzo Corbetta
«Una B difficile? Non mi spaventa, anzi mi stimola Sono tornato perché vedo una squadra matura»
Sarà un Brescia d'attacco quello nei pensieri di Pep Clotet
Sarà un Brescia d'attacco quello nei pensieri di Pep Clotet
Sarà un Brescia d'attacco quello nei pensieri di Pep Clotet
Sarà un Brescia d'attacco quello nei pensieri di Pep Clotet

Pep Clotet ha lasciato certezze e ha un calcio innovativo (cit. Giorgio Perinetti). Il «dove eravamo rimasti?» è più che mai azzeccato quando si parla del tecnico nato a Barcellona, che si definisce sia catalano che spagnolo «perché mio padre era catalano, mia madre spagnola: sono innamorato di entrambe». E a vederlo seduto nella sala stampa di Torbole Casaglia è un inedito. La prima esperienza, tra febbraio e maggio 2021, si svolse in piena era Covid: stadi chiusi, conferenze stampa dal vivo bandite.

Questa è una ripresentazione e Clotet sorprende: abituati a vederlo eternamente con il broncio nelle foto, nemmeno l'accenno di un sorriso in panchina.Al contrario Clotet (a proposito: si pronuncia esattamente come si scrive come chiarito dal diretto interessato) è di buone maniere, di concetti forbiti nel suo comprensibilissimo italiano spagnoleggiante (o catalaneggiante? L'autonomista Guardiola non avrebbe dubbi al riguardo). Gesticola nello spiegare, accenna a un sorriso, risponde a ogni domanda e se ritarda la risposta chiede scusa: «Quando ci guidò a quella cavalcata entusiasmante, conoscemmo un uomo di profonda sensibilità e un allenatore molto valido».La presentazione di Perinetti, il direttore dell'area tecnica, vale già tutto. Clotet non fa voli pindarici: «Il primo obiettivo nostro è mettersi alle spalle 3 squadre per evitare la retrocessione e altre 2 per salvarci».Ma confessa un sogno: «Quando sono arrivato per la prima volta, sapevo che Brescia è una città matta per il calcio. Peccato però che i tifosi non videro mai la loro squadra dal vivo. Ma ho impresso nella memoria l'accoglienza che ci fecero a Torbole al ritorno dall'ultima di campionato a Monza, quando ci qualificammo per i play-off».Ricordi dolci da rendere trionfali. Il calcio di Clotet, che si basa molto sul possesso e sul recupero immediato del pallone, ha bisogno di tempo.

Il catalano-spagnolo è un allenatore che va aspettato: «Adesso ho più esperienza della Serie B e del calcio italiano. All'inizio facevo molte domande a Perinetti e Gastaldello per saperne di più. Sono contento di poter lavorare di nuovo con loro: mi hanno aiutato allora, saranno utilissimi pure adesso».C'è sempre la variabile presidenziale. Nessuno degli allenatori del Brescia celliniano che hanno iniziato la stagione, poi l'hanno finita: «Con Cellino siamo diventati amici - assicura Clotet -. Parliamo di metodologia del lavoro, di come migliorare la squadra: raro trovare un presidente così».E mentre Perinetti assicura che all'allenatore «sarà dato il massimo supporto», Clotet parla dei singoli. In primis Ayé, mai così prolifico come con la sua gestione (12 reti in 18 partite): «Non l'ho fatto esplodere io, ma l'ambiente che si è creato attorno a lui. Il presidente ci ha sempre creduto, noi siamo qui per aiutarlo a dare il massimo». Vede Moreo «punta come lo scorso campionato, ma nel 4-3-2-1 può anche abbassarsi e fare uno dei due trequartisti. Il play è una posizione molto importante nel mio gioco, deve difendere bene e attaccare, ha molta responsabilità, vedo van de Looi in progresso ha tutto per diventare un bel play, grande professionista in campo e fuori». Domani si riparte con Clotet, dispensatore di certezze.

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