la storia

Il volo di Veronica: cintura di vita vera grazie al karate

di Giada Ferrari
Veronica Raineri pratica anche il volo indoor  alla società Zero Gravity di Milano: appartiene al Disability Project
Veronica Raineri pratica anche il volo indoor alla società Zero Gravity di Milano: appartiene al Disability Project
In cinque scatti la storia di Veronica

Veronica Raineri, 29 anni, di Erbusco, è cintura di vita vera: «Una ragazza come tante altre», ironica, solare, un vulcano di voglia di fare, che da 8 anni combatte contro una malattia senza nome. «Tutto è cominciato nel dicembre 2014 con una banale febbre - racconta Veronica -. Una mattina mi alzo e fatico a fare pochi passi, poi mia madre nota che respiro malissimo e da quel momento comincio a girare gli ospedali. È stato grazie al maestro Franco Genocchio che ho raggiunto il dottor Camillo Foresti e il dottor Gianmariano Marchesi all’ospedale di Bergamo, dove mi hanno diagnosticato una patologia neuro muscolare sconosciuta».

Veronica ha un deficit respiratorio per il quale si aiuta con un respiratore cardio vascolare, usa la carrozzina e talvolta una stampella, nel 2020 è arrivata la Peg per il supporto nutrizionale e l’impianto di elettrodi che le permettono controllare il dolore: «Il Maestro Franco mi chiama la donna bionica e scherzando gli rispondo che funziono a batteria: gli elettrodi vanno ricaricati due volte al giorno». La vita di Veronica prende una nuova piega, con esigenze, tempi e necessità diverse: «Una vita che definisco con le “scarpe al contrario” - continua Veronica -, e il karate è un punto fermo. Mi sono innamorata dalla filosofia di questa disciplina che è rispetto per se stessi e per gli altri, determinazione, voglia di farcela, autocontrollo. Poco prima di essere ricoverata nel 2015 mi stavo preparando per l’esame di cintura nera ed aspirante allenatore, finito il periodo di convalescenza il maestro Genocchio mi ha consegnato la cintura nera e mi ha permesso di sostenere l’esame di aspirante allenatore, l’anno scorso ho preso il 2° dan. Ora faccio parte anche del Comitato disabilità regionale. Ringrazio i maestri per avermi riaccolta ed essersi reinventati per trovare un percorso che rispecchiasse le mie nuove esigenze e per costruire qualcosa di bello insieme».

Veronica Raineri naturalmente non demorde e, anzi, guarda al futuro: il 3° dan è nei suoi sogni, insieme alla possibilità di allenare. Un obiettivo da raggiungere con la massima determinazione: «Il karate è una dimensione dove c’è Veronica e tutto il resto rimane fuori». Dagli imprevisti nascono grandi opportunità: «Amo la vita e sperimentare cose nuove - aggiunge -, per il compleanno mi faccio regalare delle esperienze: ho scoperto tanti sport come il volo indoor, qui posso abbandonare la carrozzina e volare, sentirmi viva». Non fermarsi mai è il mantra di Veronica, che partecipa inoltre a tanti eventi dove racconta la sua storia: «Non voglio insegnare niente a nessuno, racconto solo la mia vita e il modo in cui la affronto - sostiene -. Tutto quello che ti succede ti forma e ti rende ciò che sei, nel bene e nel male. L’importante è reagire sempre, il mio obbiettivo è essere protagonista e non lasciare che l’avversario viva al posto mio. Ho scritto anche due libri, progetto che mi ha permesso di conoscere altre persone e di aiutare a sostenere la ricerca: tutti gli introiti vanno alla Fondazione di ricerca dell’ospedale di Bergamo che è vicina in prima persona ai pazienti», continua Veronica.

Veronica mentre firma uno dei libri da lei scritti
Veronica mentre firma uno dei libri da lei scritti

Il primo libro si chiama «Cintura Vera» e Raineri lo spiega così: «È nato per scherzo. Qui parlo di karate, di una sfida tra la cintura blu, che sono io, e la cintura rossa, la malattia, poi ci sono gli allenatori, la famiglia, gli arbitri, i medici e i tifosi che sono gli amici» Il secondo si intitola «Veronica^n» e, secondo le parole dell’autrice, «è nato per una mia necessità, è il backstage della mia vita: ambientato come in un film parte dalla metafora delle scarpe al contrario per far capire la disabilità, che magari ti fa sentire insicuro, diverso, a disagio, ma è fondamentale ricordarsi che si può fare, forse con un’altra modalità ma non è impossibile».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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