Vederlo spuntare in tribuna sabato allo stadio Rigamonti-Ceppi di Lecco, dove abita da decenni, è un’emozione profonda. Per chi vive e respira biancazzurro, Toni Pasinato, 88 anni splendidamente portati, bolzanino di nascita, è molto più di una leggenda, di un mito. Semplicemente: è l’allenatore della doppia promozione dalla C1 alla A tra l’84 all’86. La squadra con la formazione che iniziava così: Aliboni, Chiodini, Giorgi. Il Rigamonti era costantemente riempito da 20 mila spettatori e si infiammava quando Pasinato si alzava dalla panchina e alzava i decibel del tifo sollevando le braccia come un capopopolo. Il suo Brescia giocava e vinceva. Eccome se giocava, eccome se vinceva. Peccato che, dopo quell’uno-due da manuale, a Pasinato non sia stata data la possibilità di guidare il Brescia anche in A. Il presidente biancazzurro Franco Baribbi (1942-2018) gli preferì Bruno Giorgi (1940-2010).
Pasinato, si può partire dall’inizio? Come arrivò a Brescia?
Allenavo a Campobasso da 3 anni, volevo avvicinarmi a casa. Era l’estate del 1984 e ricevetti l’offerta del Brescia.
Ebbe dei dubbi o accettò subito?
Scherziamo? Dissi di sì per 2 motivi: 1) il prestigio della piazza: Brescia era Brescia anche in Serie C; 2) i programma seri della società. Il presidente Baribbi puntava senza mezzi termini al salto di categoria. Ho fatto bene: abbiamo vinto non solo la Serie C ma l’anno dopo pure la B. Una doppia cavalcata davvero esaltante.
Però in Serie A non è rimasto ed è un cruccio per tanti tifosi biancazzurri. Perché?
In verità ero convinto di rimanere anche in A, ci avrei tenuto tanto.
Come mai non avvenne?
Si parlava di potenziare la squadra, all’ultimo momento Baribbi cambiò idea ma non ho mai compreso il motivo. Allora si raccontava che avevo chiesto una cifra che la società non poteva darmi.
Vero o falso?
Lo smentisco nella maniera più assoluta. Avevo chiesto un difensore, un centrocampista, una punta e la conferma dei protagonisti della promozione: Aliboni, Chiodini, Zoratto, Bonometti, Gritti. Addirittura fu messa in giro la voce che avrei voluto Vierchowod e che pretendevo di mandare via Chiodini.
Addirittura?
Ma vi pare? Chiodini era il giocatore più importante di quel Brescia. No, davvero: non capisco ancora oggi perché il Brescia non mi ha confermato.
In Serie A, con Giorgi, le cose andarono male.
Tre anni dopo, da allenatore del Taranto, sfidai il Brescia 3 volte: in Coppa Italia al Rigamonti perdemmo 4-1, ma in campionato facemmo 0-0 in trasferta e vincemmo 2-1 in casa. Qualcuno disse: il solito fortunato.
A distanza di 37 anni, dal tono di voce, quella mancata conferma le brucia ancora. Ma con lei il Brescia in A si sarebbe salvato? In molti lo pensano ancora.
Non si può dire con certezza. Sostenevano pure che ero fortunato. Bè, avevo ereditato la rosa costruita da Corrado Orrico.
Quando Pasinato si alzava dalla panchina, Mompiano si infiammava e per le avversarie era l’inferno.
Eh sì, c’erano sempre 20 mila persone alle nostre partite in casa.
Oggi non più. Nel passato campionato il Brescia è retrocesso in Serie C.
Mi è spiaciuto davvero, Brescia non lo meritava è una città da Serie A. Mi dicono che c’erano problemi con il presidente, che Cellino è un po’ invadente.
E Baribbi? Che presidente è stato?
Mi sono trovato molto bene, abbiamo sempre avuto un buon rapporto, non faceva mancare niente alla squadra. Il merito di quella doppia promozione, oltre che dei ragazzi, fu della società e dell’ambiente.
Come vede il calcio di oggi?
È cambiato molto, per non dire totalmente. Seguo ancora gli allenamenti di qualche allenatore di Serie A: si lavora più sul piano fisico che su quello tecnico. Io lavoravo molto di più con il pallone, adesso non è più così.
C’è un erede di Pasinato in panchina? Si rivede in un tecnico di oggi?
Gli allenatori di adesso sono migliorati, sono molto più preparati. Non saprei indicare un nome, davvero. Comunque, un Pasinato oggi dovrebbe adeguarsi.
Come ha visto Lecco-Brescia?
Io alle gare interne del Lecco ci sono sempre, a questa in particolare non potevo mancare. Fino all’ultimo non sapevo se Lecco e Brescia si sarebbero potute incontrare in B, adesso che la partita c’è stata è stato bellissimo. Ha vinto il Brescia, che si è dimostrato più concreto, ma il Lecco non ha demeritato.
La promozione del Lecco?
Almeno faccio in tempo ancora a vedere dal vivo la Serie B. Ho 88 anni, ma alla partita allo stadio non rinuncio.