L'INTERVISTA

Nedo Sonetti

di Gian Paolo Laffranchi
«Ottant'anni e tante gioie... come la Serie A col Brescia»
Gino Corioni e Nedo Sonetti: oltre al rapporto professionale, fra il «pres» del Brescia e l'allenatore toscano c'era una vicinanza umana
Gino Corioni e Nedo Sonetti: oltre al rapporto professionale, fra il «pres» del Brescia e l'allenatore toscano c'era una vicinanza umana
Gino Corioni e Nedo Sonetti: oltre al rapporto professionale, fra il «pres» del Brescia e l'allenatore toscano c'era una vicinanza umana
Gino Corioni e Nedo Sonetti: oltre al rapporto professionale, fra il «pres» del Brescia e l'allenatore toscano c'era una vicinanza umana

Ottant'anni «alla grande». Ottant'anni e non sentirli, «ma neanche per sogno».«Io sono felice e se lo sono devo dire grazie al calcio - sorride Nedo Sonetti, che festeggerà domani un compleanno speciale -: il calcio, con la famiglia tutta la mia vita. Sono vivo e sono arrivato a questa età così: è stata una cavalcata stupenda, fra mille peripezie ma altrettante soddisfazioni. Non potevo chiedere di meglio».

Calciatore in pochi club: Piombino, Spezia, Reggina Salernitana. Allenatore di così tante squadre che è difficile elencarle tutte, Brescia compreso. Se ripensa alla sua carriera, si ritiene più giocatore o più tecnico?
Io mi sono realizzato come uomo da allenatore. Ho fatto le cose migliori in panchina.

Cosa ricorda degli inizi?
Le sassaiole. Sono nato durante la guerra, la nostra ricreazione a Piombino erano le battaglie: più che squadre, eravamo bande armate di sassi. Ci si doveva svegliare.

Le piaceva di più difendere o attaccare?
In mezzo ai campi c'erano il pallone e un po' di magliette diverse dalle altre per distinguersi: si faceva tutto, non c'erano ruoli. Ma nel Piombino ho cominciato da centravanti. Poi sono arretrato a centrocampo. Quindi in difesa.

Quant'era diverso quel calcio?
Totalmente. Anzi, quasi del tutto: adesso è tutto più professionale, forse anche meno divertente, ma la passione è rimasta la stessa.

L'esperienza più importante da calciatore?
I cinque anni trascorsi alla Reggina, di cui sono diventato anche capitano. Sono anche entrato nella prima Associazione italiana calciatori. Con me c'erano Rivera, Mazzola e De Sisti.

L'avversario più forte affrontato?
Dico Bettega. E Boninsegna.

Il compagno più forte?
Toschi e Ferrario, con me in Calabria.

Il giocatore migliore allenato, invece?
Zenga. Mi accorsi subito, alla Sambenedettese, che avevo a che fare con un purosangue, Mi telefonò Beltrami dall'Inter, che lo voleva: «Com'è?». Gli risposi «Il numero uno. Non di maglia, di fatto. Ha la personalità del primo». Uno capace di riprendere a parare tranquillamente dopo aver sbagliato davanti a 70 mila tifosi a San Siro. Zenga... E poi Donadoni. E Stromberg.

Da allenatore ha fatto collezione di promozioni: è la cosa di cui va più orgoglioso?
Certo: 8 campionati vinti, 7 e un passaggio di categoria con lo Spezia quando divisero la C2 dalla C1. Ma ho altri fiori all'occhiello: una finale di Coppa Italia, Atalanta-Napoli, e i 2 derby su 2 conquistati con il Torino contro la Juventus nello stesso campionato. Non è più successo. E chissà quando ricapiterà.

Se le dico Corioni?
Come dimenticare Gino... Mi chiamò a Ferragosto del '99, stavo in spiaggia dopo aver vinto un campionato con il Lecce. «Delinquente dove sei?» mi disse il Pres... «Dai, vieni a Brescia. Ti devo parlare». Andai, firmai. E vincemmo il campionato.

Con una squadra che oggi starebbe a metà classifica in A.
Assolutamente: Galli, Zanoncelli, Hübner, Stroppa, i gemelli Filippini... E Mero. Gli diedi io il soprannome di Sceriffo. Perché era un ragazzo splendido. Un vincente.

A Brescia è anche tornato, 9 anni dopo. Andò peggio.
Purtroppo erano cambiate tante cose e fu tutto più difficile. Ma il rapporto con la famiglia Corioni è sempre rimasto buono.

Sta seguendo il Brescia quest'anno?
È una sofferenza. Mi spiace tanto, sono rimasto legato. La città meriterebbe la Serie A. Di sicuro non quello che sta vivendo.

Come festeggerà?
Mi rilasserò sui campi di mio figlio Cristiano. Calcetto, beach soccer, beach volley, fra poco anche il paddle. Io commento e critico, come in tv. Faccio anche l'arbitro... Ma sto nel mio elemento.

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