Nico Inverardi spicca il volo In Giappone lotterà da «pro»

di Vincenzo Spinoso
Il wrestler bresciano Nico Inverardi: da aprile avrà una grande opportunità professionale in Giappone
Il wrestler bresciano Nico Inverardi: da aprile avrà una grande opportunità professionale in Giappone
Il wrestler bresciano Nico Inverardi: da aprile avrà una grande opportunità professionale in Giappone
Il wrestler bresciano Nico Inverardi: da aprile avrà una grande opportunità professionale in Giappone

È il miglior wrestler del 2022, eletto dai seguaci della federazione. Per Nico Inverardi, questo sport ad alto tasso di spettacolarità è più che una semplice passione: «Il wrestling mi ha dato una consapevolezza e una sicurezza che prima non avevo – confida Nicolò a Bresciaoggi -. Gli devo molto». Il premio assegnato al bresciano dalla Superior Italian Wrestling è il riconoscimento allo spirito con cui Nicolò si allena e si esibisce da 13 anni; spirito che, unito a un pizzico di follia, porterà Nico e il suo compagno in «tag», Mirko Mori, a lavorare da professionisti in Giappone per 5 mesi, sotto contratto con la Kyushu Pro Wrestling e allenati da un atleta d'eccezione: Tajiri, storico volto della federazione americana Wwe. L’avventura inizierà il 12 aprile; per Nicolò, è un desiderio che si avvera: «È il coronamento di un sogno – commenta, emozionatissimo, il wrestler bresciano -. Anni di passione, di sacrifici e lavoro mi hanno permesso di centrare un obiettivo cosi importante. Non vedo l'ora di immergermi in quella realtà». L’amore per questa disciplina nacque dal boom televisivo dei primi anni 2000: «Eddie Guerrero era il wrestler del mio cuore, come quello di tanti altri ragazzini – racconta Nicolò, spiegando poi che esistono diversi stili -. Io sono un “technical wrestler” e ho una buona presa sul pubblico, soprattutto in coppia col mio compagno Mirko Mori; insieme siamo i Brixia Bone Breakers». Di sicuro qualcuno se lo chiede: come si diventa un wrestler? «Tanti pensano che basti un mese di allenamento, ma non è così – spiega Nico -. Io, che sono portato, ho impiegato 2 anni di allenamenti per essere pronto a una “battle royal”, ovvero un’esibizione con diversi wrestler sul ring, che è diversa dall’uno contro uno. Adesso noi ci alleniamo a Comun Nuovo, nel bergamasco, e ci esibiamo soprattutto tra Milano, Bergamo, Toscana e Roma». A Brescia c’era un ring, ma la pandemia ha bloccato tutto: «Credo che questo sport non sia valorizzato quanto meriterebbe, per questo ho fondato la piattaforma Support Italian Wrestling – spiega Nico -. Dopo essermi esibito per federazioni indipendenti in Inghilterra e negli Stati Uniti, ho capito che il nostro livello non è così distante dal loro». Lo sport, comunque, è di famiglia: papà Roberto allena il Cazzagobornato, dove milita il fratello Simone. Ma la strada di Nico è stata un’altra: «Sono contento di come sta andando la mia carriera. In che cosa posso migliorare? Mi viene meglio lottare che parlare (nel wrestling, la componente dell’intrattenimento è fondamentale). Dovrei avere meno timidezza, magari, ma fa parte del mio carattere. Quando ho iniziato, avevo paura persino della mia ombra, quindi sul piano caratteriale sono già cambiato tanto». In alcuni paesi più affezionati a questa disciplina, come appunto Stati Uniti o Giappone, il wrestling può rappresentare una professione: «Io ci credo davvero nel farlo diventare il mio lavoro – è la massima ambizione di Nicolò, che nel quotidiano, ovviamente, fa tutt’altro -. Mi approccio al wrestling con la cura e l’allenamento di un professionista. Solo così si migliora e non si rischia di farsi male».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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