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Outing di Meoni campione in crisi

di Bruno Fabris
VOLLEY. Crollo psicologico per l'ex azzurro
«Sto lottando per uscirne. Spero che il mio esempio serva a tutti»

 Marco Meoni in panchina durante un'amichevole della Marmi Lanza
Marco Meoni in panchina durante un'amichevole della Marmi Lanza

 Marco Meoni in panchina durante un'amichevole della Marmi Lanza
Marco Meoni in panchina durante un'amichevole della Marmi Lanza

«Tutto è più semplice di quanto si possa pensare e, allo stesso tempo, più complicato di quanto si possa capire». Utilizza Goethe per preparare la schiacciata dialettica. Così Marco Meoni, professione pallavolista, rivela al mondo in una lettera i tormenti di uomo che hanno rischiato di interrompere una lunghissima carriera costellata di successi. C'è chi la chiama depressione, chi - come lui stesso - parla di attacchi di panico. Sta di fatto che l'infortunio che ha bloccato il regista della Marmi Lanza Verona fin dall'inizio del raduno estivo non riguardava il ginocchio, né altre articolazioni. Ma la testa. «Tutto e cominciato un mercoledì pomeriggio: un errore grossolano e banale nel palleggio». Un granellino di sabbia in un ingranaggio che funzionava perfettamente. Quello del «Meo», mago dell'alzata: una vera e propria leggenda vivente per chiunque si accosti alla pallavolo.
Quel granello è diventato un macigno che ha bloccato la «macchina Meoni». Ma che, soprattutto, ha rischiato di distruggere l'uomo Meoni. Cosa siano stati gli ultimi tre mesi lo racconta lui stesso nella lettera che pubblichiamo a fianco. Oggi va registrato il fatto che l'atleta ha ripreso a giocare, se pur con qualche prevedibile incertezza. Mentre l'uomo ha compiuto il passo più difficile, ma decisivo, verso la riconquista di sé stesso rendendo pubblico quanto gli sta accadendo. Un modo per rimarcare che la partita contro «la cosa» - come la chiama lui - è al set decisivo. Ma anche per mettere la sua esperienza al servizio di quanti - e sono tanti - soffrono della stessa situazione.
E, notizia nella notizia, va rimarcato come nell'occasione tutto l'ambiente gialloblù si sia stretto attorno a Meoni, proteggendolo con il silenzio sul suo reale stato di salute prima, ed aiutandolo con la massima disponibilità. «Aprirsi e parlare con il cuore in mano anche con la mia famiglia e con i miei compagni di squadra è stato durissimo», scrive l'alzatore nel suo messaggio, «ma ha rappresentato la prima, vera sensazione di una porta che si apre». Oggi, a posteriori, è bello rivedere alcune immagini di questi mesi. Il premio di miglior giocatore assegnatogli a Castellana Grotte: parte del merito è possibile debba essere diviso con Radames Lattari, coach dei pugliesi ed ex allenatore di Meoni a Treviso con uno staff nel quale lavorava la psicologa che ha aiutato il giocatore. O quell'abbraccio a moglie e figli alla fine della partita con Piacenza al PalaOlimpia: la prima giocata quasi per intero. E vinta 3-1. Lo stesso risultato che ci si aspetta nell'altro, più importante match: quello contro «la cosa».

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