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Rabbia e delusione invadono i social: «Una vergogna...»

di Fabio Pettenò
Forti le reazioni a quanto accaduto durante e dopo la partita Brescia-Cosenza. Ma c'è anche chi difende gli ultras
Bengala a pioggia prima dei fuochi d’artificio: scenario surreale sul campo
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Rabbia, delusione e amarezza. Sono i sentimenti più comuni racchiusi nei numerosi post sui vari social che da ieri riempiono il web. Le fotografie degli scontri, i video dell'invasione di campo, del lancio di fumogeni e degli incidenti all'esterno dello stadio Rigamonti sono tra gli argomenti più gettonati e commentati dal popolo di Internet. Titoli forti quelli di alcune testate online: da «La capitale della vergogna» passando a «Se questo è sport...» arrivando a «Game over».

Commenti durissimi quelli di molti tifosi, alcuni dei quali presenti giovedì sera sugli spalti di Mompiano

«Per un pelo non ci rimetto l'auto -scrive Simone-. Sono arrivato al parcheggio e ho visto che alcuni delinquenti stavano preparavano delle bottiglie incendiarie. Ho fatto uno scatto in macchina e sono uscito alla svelta dal parcheggio. Dopo 5 minuti hanno bruciato 2 o 3 macchine davanti alla mia». Omar non va per il sottile: «Avete umiliato una città»; Susy minimizza «16000 tifosi e 20 cretini» mentre Francesca sottolinea come «allo stadio c'erano anche molti bambini che hanno assistito ad uno spettacolo pessimo e indegno. Molti di loro avevano paura ad uscire».

Gli fa eco Demis a rincarare la dose specialmente per il brutto esempio di sportività ed educazione fornito ai più piccoli. Nel suo post polemico questo tifoso racconta: «Ho visto tantissimi bambini piangere, qualcuno chiedere aiuto ai propri genitori impaurito. Credo che questo possa far capire il clima di inciviltà visto a Mompiano». Sotto attacco sono finiti ovviamente quei tifosi protagonisti di atti violenti condannati a più riprese dal popolo social.

Per Alessia la contestazione è legittima ma se rimane entro i canoni dell'educazione. «Si può contestare -scrive la tifosa- ma non così, non così! Io ero allo stadio: ho sostenuto il mio Brescia fino alla fine ma poi sono dovuta scappare via per colpa di questi maleducati e incivili». Luca sposa in toto il pensiero della ragazza. «L'attaccamento alla squadra non si possono vedere queste pagliacciate». Commenti sono arrivati anche da chi non era giovedì sugli spalti. «Da tifoso palermitano che vive nel bresciano da 33 anni, questa non è la vera Brescia, questi non sono veri bresciani ma solo delinquenti».

Qualcuno, come Marino, cita la giustizia italiana. «In 24 ore è stato varato un decreto contro i rave party mentre questi pseudo tifosi invece fanno ciò che vogliono: Brescia ai bresciani». Il pensiero di Simone è molto più profondo. «Da sportivo e tifoso mi vergogno - scrive su Facebook -. Spero sia una retrocessione che ci faccia crescere sotto tanti punti di vista. Faccia crescere come tifosi, come sportivi e come società Brescia Calcio».

Ma c'è anche chi prende le difese dei tifosi

«Stiamo dando colpa agli ultras della retrocessione - scrive Pedro sui social -. Bisognava mettere la faccia di Cellino come immagine dei titoli e scrivere che questo è l'uomo della Serie C». Tutto mentre la città è ancora attonita davanti al Rigamonti.

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