Stankevicius al
Lumezzane. La
panchina senza confini

di Vincenzo Corbetta
Da sinistra il direttore generale Mancini, il vice presidente  Zani, Stankevicius, il suo vice Simonelli e il presidente del Lumezzane Vgz PicchiMarius Stankevicius con la fascia di capitano del Brescia: in biancazzurro 165 presenze e 11 reti
Da sinistra il direttore generale Mancini, il vice presidente Zani, Stankevicius, il suo vice Simonelli e il presidente del Lumezzane Vgz PicchiMarius Stankevicius con la fascia di capitano del Brescia: in biancazzurro 165 presenze e 11 reti
Da sinistra il direttore generale Mancini, il vice presidente  Zani, Stankevicius, il suo vice Simonelli e il presidente del Lumezzane Vgz PicchiMarius Stankevicius con la fascia di capitano del Brescia: in biancazzurro 165 presenze e 11 reti
Da sinistra il direttore generale Mancini, il vice presidente Zani, Stankevicius, il suo vice Simonelli e il presidente del Lumezzane Vgz PicchiMarius Stankevicius con la fascia di capitano del Brescia: in biancazzurro 165 presenze e 11 reti

Marius Stankevicius allenatore del Lumezzane suona bene e in Italia è un unicum: «Sarò anche vice commissario tecnico della Lituania - annuncia Stanke, che il 15 luglio compirà 39 anni -, tra settembre e novembre ci stanno 3 finestre della Nations League, salterò qualche partita di campionato ma con la società siamo d’accordo». E IL 1° ALLENATORE di calcio in Italia tesserato per un club e per una federazione non poteva che venire da un Paese dove lo sport nazionale è la pallacanestro, in cui i doppi ruoli non sono infrequenti. Stankevicius sulle orme di Meo Sacchetti (Fortitudo Bologna e Italia), soprattutto del bresciano Sergio Scariolo, ct della Spagna campione del mondo in carica e vice ai Toronto Raptors, ultimi re della Nba. Il massimo. Stankevicius e il Lumezzane, l’unione di due storie non banali. Da una parte l’ex centrocampista del Brescia, 165 presenze e 11 reti tra il 2002 e il 2008, una parentesi a Cosenza e, smesso il biancazzurro, un bel giro d’Europa tra Spagna (Siviglia, Valencia, Cordoba), Turchia (Gaziantepspor) e Germania (Hannover), un paio di esperienze ancora in A con Samp e Lazio. Dall’altra la società bresciana con più campionati tra i professionisti, dal 1993 al 2017, la B persa in un paio di occasioni che a ricordarne il modo viene una rabbia... Nella sala stampa dello stadio «Saleri» troneggia la Coppa Italia di Lega Pro vinta nel 2010: «E abbiamo una certa premura di tornare dove ci troviamo meglio», butta lì il presidente Vincenzo Picchi, l’uomo che unisce mezzo secolo di storia rossoblù. Se sarà Eccellenza o Serie D attraverso il ripescaggio, si saprà. «La categoria non è importante - assicura Stankevicius -. Conta la mentalità con cui la affronti. Si può essere professionisti nei dilettanti e non esserlo in Serie C. L’ho visto con i miei occhi. Sono contento di far parte di questo gruppo, c’è la volontà di fare le cose concrete, con il metodo giusto. Questa è terra di industrie, del resto: con il lavoro non si scherza». Stanke non ha mai scherzato nemmeno da calciatore. Un professionista a tutto tondo, con un paio di coppe nazionali nel palmares (in Spagna con il Siviglia nel 2008-09, in Italia con la Lazio nel 2012-13) e che sa prendere decisioni scomode: «Io mi sento bresciano, vivo a Iseo, i miei 2 figli maschi sono nati a Brescia dove sono maturato come calciatore e come uomo. Devo tanto a questa terra e al presidente Corioni. Ho fatto bene a mettermi nelle sue mani e quando ero giovanissimo a rinunciare a 5 anni di contratto con il Lokomotiv Mosca, che faceva la Champions League. Venire in Italia era una prospettiva troppo allettante: se ho fatto il mio bel percorso lo devo a quella scelta». Nella doppia veste di tecnico del Lumezzane Vgz (ha chiesto 5 allenamenti alla settimana) e vice ct della Lituania, Stankevicius potrebbe portare in Italia qualche suo giovane connazionale, visto l’obbligo in Eccellenza di far giocare i nati tra il 2000 e il 2002: «Sarebbe un orgoglio indirizzare un ragazzo lituano su una strada simile alla mia, anche migliore». QUELL’UNO potrebbe avere, tra le sue qualità, la rimessa laterale chilometrica: «Sì, ricordo un ragazzo biondo della Lituania che a Brescia faceva cose simili - e l’ex biancazzurro ride ripensando a quanti gol ha fatto fare con quell’arma in cui era impareggiabile -. Però conterà prima di tutto saper giocare. In Italia ho imparato le basi, ma il calcio vero l’ho conosciuto in Spagna, dove la bellezza si sposa con la tattica». Stankevicius ha avuto maestri come Mazzone, Zeman, Maran, Emery: «Ai giovani, consentirò di sbagliare e insegnerò che in primis vengono la passione e la personalità. Il guadagno è una conseguenza». Buon viaggio a Stanke e al sempreverde Lume. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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