Trofeo Giovanile: come crescere senza medaglie

Il maestro Ermanno BertelliIl kata con il palloncino proposto al Trofeo Bresciano Giovanile
Il maestro Ermanno BertelliIl kata con il palloncino proposto al Trofeo Bresciano Giovanile
Il maestro Ermanno BertelliIl kata con il palloncino proposto al Trofeo Bresciano Giovanile
Il maestro Ermanno BertelliIl kata con il palloncino proposto al Trofeo Bresciano Giovanile

Brescia continua a fare scuola, il 5 e 6 febbraio partirà la prima tappa del Trofeo Bresciano Giovanile, progetto ideato e organizzato dal maestro Ermanno Bertelli. L’appuntamento è al palazzetto di Gavardo, sede della sua scuola la Karate Do Sho: «Il progetto è nato nel 2006 grazie alla Libertas, sei anni dopo è stato reso ufficiale dalla Federazione - racconta Bertelli -, ad oggi siamo a 14 anni di organizzazione ed è aperto ai ragazzi dai 5 ai 15 anni. Tutto è cominciato con 6 amici e 6 società, con l’ultima edizione siamo arrivati all’adesione di 40 società, 850 bambini e 1050 famiglie coinvolte. Nonostante il Covid ci proviamo: faremo 5 tappe mensili, parteciperanno circa 400 ragazzi che suddivideremo su due giorni». La metodologia è innovativa e diretta all’atleta che ne è centro: «Non esiste la medaglia - continua Bertelli -. Prima si facevano solo gare e purtroppo vincevano sempre gli stessi ragazzi, perciò ho deciso di inventare un nuovo metodo che non dà valore al premio, ma alla formazione e alla crescita dei bambini e si esprime in punti gara, creando un sistema divertente, che porta stimolo e voglia di migliorarsi sempre più. Il bambino nasce agonista non ha bisogno del premio, anzi spesso è la medaglia ad essere scoraggiante e motivo di abbandono dell’attività sportiva». Un sistema che permette ai giovani di conoscere la tecnica, le regole, allacciare amicizie e confrontarsi con ragazzi della stessa età e dello stesso territorio: «Dovranno eseguire degli esercizi: il percorso a tempo che sviluppa le capacità coordinative e condizionali, la prova tecnica del Kata, il combattimento con Palloncino e il combattimento in coppia». Nuove competizioni dove anche i giudici vengono formati per dare una valutazione ai partecipanti. Con questo metodo Brescia ha inoltre raggiunto risultati importantissimi a livello agonistico: «Oggi abbiamo 25 associazioni che hanno almeno un atleta agonista che partecipa alle gare federali». L’aspetto sociale è fondamentale, tant’è che quest’anno si sono aggiunte anche società extra provincia: «Il progetto dovrebbe essere su scala regionale, in alcune zone si prosegue con le gare – spiega Bertelli– perciò molti si spostano per venire da noi: apprezzano l’innovazione e la bellezza di un progetto che unisce i ragazzi e gli allenatori. C’è tanto interesse anche da parte dei genitori che vedono i propri figli felici e desiderosi di applicarsi a questa disciplina molto formativa». Un progetto che sta contaminando altri sport e aperto a tutti: «Mia figlia ha cominciato con il karate e poi ha scelto il calcio – spiega Bertelli-, dopo aver visto le sue capacità fisiche mi hanno contattato numerose squadre per imparare il mio metodo. Abbiamo anche inserito il sostegno degli psicologi sportivi, fondamentali per lo sviluppo corretto dei bambini sia normodotati che diversamente abili, che qui trovano un grande gruppo: si aiutano, si divertono e crescono insieme senza discriminazioni». •. G.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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