Una scelta felice di Cellino Ma il sostegno sia reale

La scelta di Massimo Cellino di puntare su Filippo Inzaghi è condivisibile al 100 per cento: per lo spessore della persona e del professionista, per il curriculum cadetto (una qualificazione ai play-off con il neopromosso Venezia e una promozione in carrozza con il Benevento), per l’impatto che può avere un nome del genere su una piazza che va rivitalizzata dopo l’anno e mezzo durissimo per la pandemia e deludente per i risultati sportivi. Inzaghi è l’allenatore voluto dal presidente, che adesso devo sostenerlo con i fatti e non a parole, confrontandosi e consigliandolo nei modi dovuti, rispettandone la storia, la passione, le idee, l’autonomia. «Ho scelto Inzaghi perché mi ha trasmesso entusiasmo e voglia di lavorare - le parole di Cellino -. È un allenatore moderno, oggi è molto raro da trovare. Per prima cosa che gli ho detto: nascondere che vogliamo vincere sarebbe una bugia, ma prima di andare in Serie A dobbiamo mantenere la Serie B. Non ci rendiamo conto quanto sia difficile il momento. Con Inzaghi abbiamo impostato un programma biennale perché abbia tutto il tempo di offrirci un buon calcio, di farci crescere, di aiutarci a vincere qualche partita. Ma prima pensi a salvarsi, poi verrà il resto». Le premesse per un rapporto duraturo, stando alle parole, ci sono tutte. La variabile, come sempre, è Cellino che con i suoi tecnici non sa esercitare l’arte della pazienza. Dal 2017 a oggi, Inzaghi è il 12° allenatore biancazzurro dopo Boscaglia, Marino, Pulga, Suazo, Corini, Grosso, Gastaldello (2 interregni per 2 partite in tutto), Lopez, Delneri, Dionigi e Clotet. Fa una media di 3 cambi a stagione e quando la panchina è rimasta salda, nel 2018-19 con Corini dalla quarta giornata alla fine, i risultati sono stati esaltanti. Cellino, è risaputo, è un presidente che di calcio ne sa eccome. Sa come si vince, come si resta in A e la sua storia a Cagliari lo dimostra. Anche l’invito a tenere in considerazione il momento difficilissimo post pandemia non è mettere le mani avanti, ma realismo. Da qui il contratto biennale con Inzaghi, con opzione per altri 2 anni in caso di promozione in Serie A. Allo stesso tempo risulta difficile credere che Inzaghi sia stato ingaggiato solo per far restare il Brescia in B. Sì, l’inizio è incoraggiante. L’importante è che Cellino non si rimangi tutto: con uno come Inzaghi sarebbe imperdonabile. •. V.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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