BRESCIA

Bozzoli: ucciso
ma non si
sa come

Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia

Manca il corpo, non ci sono tracce e la dinamica è solo frutto di una ricostruzione investigativa. «È un processo indiziario, non è facile» ammette il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso che dopo aver avocato un anno fa l’inchiesta sul caso Bozzoli, ha firmato nei giorni scorsi la chiusura indagini sul delitto dell’imprenditore bresciano svanito nel nulla l’8 ottobre 2015 nella fonderia di cui era titolare con il fratello Adelio a Marcheno, nel Bresciano. I nipoti della vittima, Alex e Giacomo Bozzoli, devono rispondere di omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere mentre gli operai Oscar Maggi e il sengalese Abu sono accusati di favoreggiamento. Tutti sono indagati a piede libero e hanno ora 20 giorni di tempo per decidere se farsi ascoltare. «Alla scadenza dei termini chiederemo il rinvio a giudizio» spiega Dell’Osso. Spetterà ad un gup, in udienza preliminare, decidere se mandare a processo i quattro indagati. «Quello di Mario Bozzoli è un omicidio a lungo premeditato e consumato nei pressi degli spogliatoi della fonderia» ha spiegato Dell’Osso nel corso di una conferenza stampa indetta per fare il punto sul giallo bresciano. «Non abbiamo un corpo e quindi non sappiamo come è stato ucciso, ma - ha aggiunto il pg - riteniamo che gli autori materiali siano i due fratelli Alex e Giacomo Bozzoli».  Non avrebbero partecipato al delitto gli operai coinvolti che però «non hanno raccontato quanto crediamo abbiano invece in verità visto la sera in cui Bozzoli sparì». Agli atti dell’inchiesta è finita la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto nella fonderia. «Secondo la nostra ricostruzione Giacomo Bozzoli avrebbe portato fuori dall’azienda il cadavere dello zio nascosto in un sacco che si usava per le scorie come ne erano presenti tanti in fabbrica. Per questo non ci sono tracce della vittima sull’auto utilizzata» ha spiegato il procuratore. «Non sappiamo - ha aggiunto - dove possa essere stato portato il morto». Smentita definitivamente quella che a lungo è stata la principale ipotesi. «Le indagini - sono le parole del pg che a fine mese lascerà l’incarico per chiudere la carriera in magistratura - hanno a lungo visto come baricentro i forni della fonderia, ma le dimensioni non sono compatibili con la distruzione di un corpo umano. La perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha escluso il passaggio di un corpo umano. Il forno è quindi escluso in modo categorico».

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