la tragedia di casamicciola

Frane, dopo Ischia ecco la mappa del rischio nel Veronese: allerta in sei Comuni

di Manuela Trevisani
Situazione pericolosa a Brentino, nel 2020 un grande smottamento a Costermano e poi a Malcesine. Precedenti pure in val d’Alpone. Gli esperti: «Non è paragonabile, ma anche qui ci sono criticità»
Frana di una parte di collina nella Valle dei Mulini nel dicembre del 2020 minaccia una trattoria
Frana di una parte di collina nella Valle dei Mulini nel dicembre del 2020 minaccia una trattoria
Frana di una parte di collina nella Valle dei Mulini nel dicembre del 2020 minaccia una trattoria
Frana di una parte di collina nella Valle dei Mulini nel dicembre del 2020 minaccia una trattoria

Le immagini della frana di Ischia, che dal monte scivola a valle travolgendo tutto ciò che incontra sul suo cammino, le abbiamo davanti agli occhi. Otto morti, 230 sfollati. Il pensiero, subito dopo, corre vicino. Potrebbe succedere anche a Verona? Di frane, in passato, ce ne sono state numerose. L’Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Iffi), ovvero la banca dati nazionale e ufficiale sulle frane realizzata dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ne conta 942 nella sola provincia di Verona ed è in costante aggiornamento.

Le più frequenti, 655, sono quelle «a scivolamento», ovvero quando il terreno scivola lungo superfici inclinate con strati argillosi imbevuti di acqua. A seguire, le frane «a colamento» rapido o lento, 130, movimenti su superfici molto estese di masse argillose imbibite d’acqua in seguito a forti piogge. E poi i crolli, gli sprofondamenti. Diversi modi che ha il terreno di cedere.

Le criticità veronesi

«La situazione di Verona non è paragonabile a quella di Ischia, ma anche nella nostra provincia non mancano le criticità», spiega l’ingegner Armando Lorenzini, responsabile dell’Unità operativa Protezione civile e Dissesti idrogeologici della Provincia di Verona. Una materia di competenza della Regione, ma di cui si occupano, su delega, i Palazzi Scaligeri.

«A Verona non ci sono casi particolari in cui l’urbanizzazione può essere stata causa di fenomeni franosi, ma ci sono situazioni in cui i fenomeni franosi hanno interessato strade e abitazioni». Centri abitati potenzialmente a rischio. Sei, in particolare: Brentino Belluno, Malcesine, Costermano con la sua Valle dei Mulini, Negrar, Vestenanova, San Giovanni Ilarione. Quelli dove, negli ultimi anni, si sono verificate le frane più pericolose.

 

 

I centri più a rischio

Il rischio maggiore sembra insistere su Brentino Belluno, paese di 1.300 anime della Valdadige, sorto poco distante dal fiume, sotto una ripida parete rocciosa alta 400 metri, su cui si affaccia il santuario Madonna della Corona. Quella parete, soprattutto nei giorni di forte pioggia e nelle settimane del disgelo, continua a «scaricare» sassi e pietre su ciò che sta a valle. Le abitazioni di Brentino Belluno, in primis, oltre alla strada provinciale 11 e alla pista ciclabile «Adige Sole».

Era accaduto nel dicembre 2018, si è ripetuto nell’ottobre 2021: ma questi sono stati solo gli episodi più eclatanti, che hanno portato alla chiusura della strada.

Un altro comune considerato a rischio è Malcesine. Molti ricorderanno lo smottamento, con un fronte di circa sessanta metri, che nel gennaio 2021 ha invaso la Gardesana. Un’impressionante massa di terra, roccia e vegetazione che si è staccata dal Monte Baldo e ha finito la sua corsa a ridosso del lago. Un episodio che si è ripetuto, seppur in forma più lieve, nel settembre dello stesso anno.

Leggi anche
Frana di Ischia, recuperati i corpi di altri tre dispersi. Sono undici le vittime: i nomi

Pochi giorni prima della frana di Malcesine, a fine dicembre 2020, dalla collina di Costermano si è staccato un fronte alto 20 metri e lungo 30, una massa di almeno 20mila metri cubi di materiale detritico, che è caduto in parte a ridosso della trattoria La Val, che è stata evacuata, e in parte nel greto del fiume. Un cedimento naturale, legato anche alla presenza di un corso d’acqua che da San Zeno di Montagna scende fino al lago.

Nel settembre del 2018 una «bomba d’acqua» si era abbattuta sulla Valpolicella e a pagarne le conseguenza era stato principalmente Negrar. Cantine, garage, taverne allagate: molte abitazione avevano riportati ingenti danni. Il terreno non era stato in grado di smaltire la pioggia caduta incessantemente per due giorni.

Vestenanova e San Giovanni Ilarione: nella Val d’Alpone il terreno ha una forte matrice argillosa, con un’alta propensione al cedimento. La terra si «inzuppa» di acqua, i granelli di sabbia perdono coesione e il suolo scivola a valle e frana. Un esempio su tutti: nel febbraio 2017 è crollato un tornante della strada provinciale 17b sopra San Giovanni Ilarione. La riflessione «Nel tempo la sensibilità su questi temi è aumentata: zone che in passato erano state edificate, oggi sono diventate a rischio di essere interessate da frane e fenomeni idrogeologici», spiega l’ingegner Carlo Poli, dirigente del settore Pianificazione, urbanistica, viabilità della Provincia di Verona. «Attualmente le norme sono più restrittive: alcuni edifici non sarebbero ammessi. Ma ormai sono stati costruiti e così è necessario valutare dove adottare misure drastiche, in quanto non c’è compatibilità tra l’abitato e il rischio idrogeologico, e dove invece si devono programmare interventi di protezione».

Suggerimenti